“Dragging The Needlework For The Kids At Uphole”, l'interessante esordio degli Index For Working Musik, custodisce quel sapore polveroso, fumoso e senza tempo di uno scantinato creativo dell'East London, quella forma di libertà che viaggia tra passato e presente.
Il collettivo, nato nel 2019, dalle menti di Max Oscarnold (TOY, Proper Ornaments) e Nathalia Bruno (Phosphor, DRIFT), ai quali si aggiungono Bobby Voltaire (batteria), E. Smith (contrabbasso) e J. Loftus (chitarre), modella un sound che mescola diversi livelli di “percezione sonora”, dai confini che spesso si fondono e confondono, all'interno di un sogno ritmico che unisce certa acidità psichedelica alla morbidezza dello slowcore, con momenti art rock che duettano con piccole destrutturazioni shoegaze e lievi visioni indie.
Tra straficazioni di elettronica vintage, chitarre sghembe, archi distorti, vocalità rarefatte che sembrano raggiungere un altrove intangibile, l'album si muove intenso tra le maglie di un caleidoscopico deserto di suoni. Fanno così capolino le dilatazioni stridule di “Wagner”, gli spettri evocativi di “Athletes of Exile”, le destrutrurazioni strumentali di” Narco Myths”, “Isis Beatles” e “Petit Commiteé”, le fascinazioni spagnole di “Palangana”.
In “Dragging The Needlework For The Kids At Uphole” c'è la realtà intrisa di misticismo; c'è il sogno e l'incubo, la distruzione e la gioia, l'immaginario e il reale; c'è la reiterazione ossessiva e il respiro dolce. Un bel disco dall'animo circolare, fatto di allucinazioni sonore sospese e penetranti. Un album perfetto per staccarsi dal resto del mondo e aprire la mente.
Articolo del
28/03/2023 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|