Album d'esordio per il cantautore barese Checco Curci, oramai milanese di adozione. Undici tracce firmate e arrangiate da Curci, prodotto da Giacomo Carlone ( e la partecipazione di Leo Steeds), con la supervisione artistica di Riccardo Sinigallia.
Intrecci di piano e synth sostengono l'iniziale "Che sia la notte" ("Se anche c’è un lieto fine non fa per noi, per noi non c’è mai tregua, non c’è pace per chi ha troppa memoria, in noi non c’è, no, non c’è, non c’è lirica, non c’è magianon c’è nulla di teatrale, preferiamo questa terra da mangiare") invece l'elettronica incontra il violino nella successiva "Come ragazzi insolenti" ("E se la vita ci strappa le guance a piccoli morsi, mentre siamo indecisi tra due dentifrici, a che servono i sogni,tutti i nostri discorsi"). "Wind day" ("Non c’è più tempo per pensare se qui si muore, non c’è niente da capire, non c’è niente da trattare,se si muore davvero") ha una ritmica trascinante che ci porta all'atmosfera sognante di "Mezza Minotauro" ("Ho anche capito che ti punisci, non quando sbagli, ma per essere così") con viola , pianoforte e chitarra classica. Un solido giro di basso sostiene "Paese fragile" ("Siam tutti qui a scottarci al nostro sole,le calci spente ne accentuano il bagliore e io canto un sogno, un ideale sconcio, una domanda in più a cui nessuno risponde") insieme alle percussioni e all'elettronica, arpeggi di chitarra e synth colorano "Quello che ci divide" ("Quello che ci divide, non è una guerra se non ci uccide, se non uccide gli altri, se non divide gli altri").
Brandelli di violoncello sopra a drum machine caratterizzano "Prima" ("Prima di voi avevo molte meno facce, prima di voi prendevo schiaffi nelle piazze, prima di voi, di questa fame di attenzione, io stavo in silenzio per pudore"), un piano culla "Né oggi né domani" ("Mi hai tagliato i polsi a fette con la punta della lingua, con il retro della mente, mi hai spezzato il cuore"). Un trionfo di elettronica sottolinea "La comunione dei vivi" ("Brucio le tappe nel lavandino,sputo rabbia dal finestrino, volersi bene sembra un mestiere, essere forti sembra un dovere"), un tappeto di organo scalda "Bastano briciole" ("Sembri un frutto marcio appeso a un ramo senza vita, accanto a te un germoglio è appena nato, vorresti dirgli tutto quel che hai fatto e che sei stato, ma il fiato è poco, il tempo è già volato"). In chiusura troviamo "È tutto vero" ("Per paura di arrivare non ho alzato mai la testa, per non essere all’altezza, non ho smesso di aspettare") con dinamiche suggestive e intriganti.
Un ottimo esordio per un lavoro ricercato nelle sonorità e con una scrittura intima e riflessiva. Curci racconta la quotidianità e l'umanità senza filtri, senza maschere, ma con estrema lucidità e chiarezza. Un disco necessario per tempi incerti.
TRACKLIST Che sia la notte Come ragazzi insolenti Wind day Mezza Minotauro Paese fragile Quello che ci divide Prima Né oggi né domani La comunione dei vivi Bastano briciole È tutto vero
Articolo del
14/05/2023 -
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