Album d’esordio per PUAH, progetto solista di Alessandro Pagani, musicista fiorentino di estrazione punk, noto per il suo passato con gli Hypersonics, poi con i Valvola, come ex batterista degli Stolen Apple e ancora come produttore discografico con la sua Shado Records.
Il disco si intitola “Due Acca Hho” e rimanda in maniera quanto mai esplicito alla formula chimica dell’acqua, eletta come elemento di purezza e vista come ultima possibilità di salvezza per la sua capacità di lavare tutto, anche le più “schifose schifezze”. Scrivo così perché sono rimasto letteralmente affascinato dai tanti giochi di parole, dai continui “nonsense” e dalle tante assonanze che si susseguono all’interno dei dieci brani che compongono l’album. Un disco sorprendente, l’album che non ti aspetti, che sa essere divertente, intelligente e controcorrente senza sforzo. Un lavoro godibile come pochi, un’aperta critica all’industria discografica e al mondo della canzone che comincia dal disegno di copertina e che diventa più netta non appena si declina l’acronimo che si cela in PUAH = Piccola Unità Anti Hi-Fi.
Il disco segna un nuovo inizio per Alessandro Pagani, anche sotto l’aspetto musicale. Niente più punk, scellerato e ribelle, ma il ricorso ad “pop” minimale, ironico e garbato, un approccio che è assolutamente poco attuale, ma che si rivela gustoso e convincente. Ci sono piaciuti molto brani come “Vado al lago”, “I Passi Passati”, “T’amerò tra Tamerici”, “Tutti Bravi”, “Noè” e “Amore Plutonico”, che sono delle ballate essenzialmente acustiche, tutte ben costruite, intrecciate su un leggero strato di elettronica che sfocia poi in un lirismo surreale di grande gusto ed inventiva. Un disco coraggioso, che non tradisce il punk, ma ne cambia i connotati.
La denuncia resta intatta, così come non vengono meno qualità come ironia e carica sovversiva, che sono ampiamente rintracciabili in un lavoro del genere. Da ascoltare.
Articolo del
28/05/2024 -
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