I Metallica scuotono Milano: tra aria, pioggia, fuoco e fango, il quinto epico elemento sono stati loro. Recensione del concerto a Milano – 8 Maggio 2019 - di Alessandra Gianoglio
Con il cielo grigio sopra di noi, carico di pioggia, cupo e freddo come una giornata a Mordor, il concerto che avrebbe dovuto aprire il Milano Summer Festival (e sottolineo, summer) non è iniziato nella migliore delle condizioni. A parte gli affezionati che erano sotto il palco da ore, i comuni mortali sono entrati lentamente, aspettando all’ultimo, ed io ero in mezzo a loro, camminando nel parterre che già alle sei del pomeriggio era una poltiglia fangosa, mentre sul palco suonavano i Borkassa, una band stonerpunk norvegese, che ha pubblicato l’album “Divide & Conquer” nel 2017, recentemente elogiata dai Metallica in diverse interviste. Un palco gigantesco si stagliava contro il cielo, sopra di noi, imponente, un muro di led tenuti insieme da travi di metallo che durante il concerto avrebbero sputato fuoco a tutt’andare.
Nel frattempo l’arena si riempie, e calcano la scena i Ghost, un gruppo doom metal svedese famosissimo in patria, vincitore anche di un Grammy Awards nel 2016 come migliore interpretazione metal, con il singolo Cirice, tratto dall’album Meliora (2015). Una performance che scalda l’aria fredda, i Ghost suonano per circa un’ora e il pubblico sembra gradire la loro compattezza musicale, i costumi scenografici (trucco horror e maschere d’argento che ricordano dei gargouille) e l’energia del frontman Papa Tobias Forge. I Metallica salgono sul palco puntuali alle 20:45, ha smesso di piovere e nel frattempo è arrivata all’ippodromo Snai San Siro di Milano una carica di 47.000 persone, un numero enorme per un concerto prettamente hard rock e per una band con quarant’anni di storia alle spalle.
Gli schermi si accendono, il boato del pubblico si innalza al cielo e finalmente James Hetfield e compagni fanno esplodere la prima bomba sonora suonando Hardwired, canzone che apre anche il loro decimo album di studio Hardwired... to Self-Destruct, pubblicato il 18 novembre 2018.
Dopo l’esultazione iniziale, però, il concerto fatica a partire, con pause di alcuni secondi tra una canzone e l’altra, certamente le condizioni climatiche ostili non aiutano, e nemmeno l’impianto audio, che nonostante i grappoli imponenti di casse da cui ti aspetteresti un volume capace di sfiancarti i timpani, l’impatto sonoro non è stato all’altezza di una band che live rimane sempre impressionante. L’audio è stato forse l’unico neo di questo concerto: certamente una venue con una conformazione diversa o un palazzetto chiuso avrebbe fatto una sostanziale differenza.
Da metà in avanti il concerto ha decisamente cambiato passo: la pioggia aveva ripreso a scendere e più picchiava, più il vento tirava e il palco si inondava di acqua, più i quattro cavalieri di metallo sembravano prendere potenza dagli elementi impazziti della natura. Nelle canzoni che fatto la storia hanno raggiunto vertici altissimi, ad esempio Master of Puppets, St. Anger, Enter Sandman, e Moth into flame. La sensazione è stata quella di una falange romana all’attacco, mille carrarmati che sfondano la terra, avanzando inesorabili, una massa di lava incandescente da cui schizzavano fuori riff di chitarra velocissimi.
Spettacolare l’intesa fra James Hetfield e Kirk Hammet, che è diventata epica durante la performance di Nothing Else Matters: non è certamente roba da tutti giorni vedere due mostri sacri suonare live quell’arpeggio famosissimo della canzone, che ha incantato gli anni ‘90 e incanta ancora oggi orde di millenial. Emozionante l’omaggio a Cliff Burton, lo storico bassista dei Metallica morto in un incidente nel 1986 e oggi sostituito, appunto, da Robert Trujillo. Divertente anche quello ai Litfiba con El Diablo, improvvisato dal bassista e Kirk Hammet, (nelle date precedenti avevano omaggiato Vasco Rossi e Lucio Dalla).
I Metallica hanno fatto di tutto per stabilire un contatto con la propria Metallica Family, si sono dati senza riserve, non si sono fermati, cavalcando il palco sempre con un sorriso sulle labbra e la voglia di essere lì, la voglia di sfondare la sottile barriera che divide pubblico e band. E ci sono riusciti.
Alla fine del concerto, dopo una chiusura epica con Lords of Summer/ Nothing Else Matters/ Enter Sandman, fuochi d’artificio, fiamme sul palcoscenico, i Metallica sono rimasti lì a ringraziare il pubblico. Quando le prime persone hanno incominciato ad andarsene, loro continuavano a lanciare centinaia di plettri sulle prime file come se fossero stati coriandoli, dando la netta sensazione che se non fosse stato per la pioggia sarebbero rimasti lì a chiacchierare con la gente ancora per molto tempo.
Quando hanno lasciato definitivamente il palco, quella specie di magia si è interrotta, ma qualcosa di speciale continuava a soffiare nell’aria: dalle casse suonava una versione orchestrale di Nothing Else Matters, molto suggestiva, fra la pioggia e la folla che si disperdeva, e sulle pareti di monitor sono state proiettate a rotazione le immagini della band, dello staff, dei fan.
Un concerto magnifico e anche se il cielo si stava riversando su Milano quello che continuavi a pensare era di avere appena terminato di assistere a qualcosa di fondamentale per la storia della musica. Qualcosa capace di fare dimenticare tutto, la stanchezza, il freddo, la pioggia, e lasciarti con la magica sensazione di essere anche tu parte di qualcosa di più grande.
La scaletta del concerto
The Ecstasy of Gold (Ennio Morricone) Hardwired intro/Hardwired The Memory Remains Ride the Lightning The God that Failed The Unforgiven Here Comes Revenge Moth Into Flame Sad but True Halo on Fire St. Anger One Master of Puppets For Whom the Bell Tolls Creeping Death Seek & Destroy
Lords of Summer Nothing Else Matters Enter Sandman
Articolo del
11/05/2019 -
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