Un sentimento fra i più complessi ed indecifrabili. Un perno su cui fondare imperi o sgretolare certezze.
L’amore è sempre stata un’arma a doppio taglio per l’uomo, così come il suo potere intrinseco, capace di ispirare poesie, lettere, canzoni. Il disco presentato in questa serata estiva, nell’ambito del rinnovato cartellone di eventi denominato “Cdj Reloaded” alla Casa Del Jazz, vede Rosario Giuliani volgere uno sguardo appassionato proprio alle infinite sfumature di questo sentimento così sfuggente, e lo fa partendo innanzitutto dal titolo: “Love In Translation”.
Uscito a gennaio 2020 l’album vede tra i suoi partecipanti, oltre al già citato Giuliani, alcuni fra i musicisti più importanti ed affermati nell’ambito del jazz italiano ed internazionale: Roberto Gatto alla batteria, Dario Deidda al basso e Joe Locke al vibrafono. Il tour promozionale, inizialmente previsto per marzo, è stato fermato sul nascere per via della pandemia che proprio in quel periodo aveva portato l’Italia a chiudersi in un lockdown che sembrava eterno, ma che ora, viste le rinnovate libertà ed aperture, si è potuto riappropriare degli spazi a lui consoni. E quale luogo migliore dello splendido parco alla Casa Del Jazz?
Purtroppo per via delle difficoltà negli spostamenti internazionali ancora in corso, Joe Locke, che vive negli Stati Uniti, non ha potuto essere presente, ed è stato e sarà sostituito nelle prossime date dal vivo dal nostrano Pietro Lussu. C’è tanta musica e poche parole durante la serata, si percepisce in Giuliani la felicità nel portare finalmente dal vivo questi brani in cui diversi sono gli omaggi a leggende del calibro di Charles Mingus, con “Duke Ellington’s Sound of Love”, e di Elvis Presley con “Can’t Help Falling in Love”.
Un piccolo spazio è dedicato ad un sentito e commovente omaggio al grande Ennio Morricone e alla sua colonna sonora per “C’era una volta in America”, capolavoro cinematografico di Sergio Leone tratto dal romanzo The Hoods di Harry Grey. Nel sostituirsi a Locke in ambito live Lussu fa un ottimo lavoro, inframezzandosi tra le pieghe del sax alto di Giuliani e del funambolico sottotesto ritmico dettato da Gatto e Deidda.
In diverse occasioni Rosario lascia la scena e si fa da parte, cosicché la chitarra basso e la batteria vengono a trovarsi di colpo liberi al centro della scena, in una translazione continua di colori e tempi, proprio come l’amore. L’aria stessa di Roma sembra voler prendere parte al gioco di sguardi di questa alchimia sonora, divenendo folata tempestosa che danza insieme ai teli intorno al palcoscenico.
Quello che si crea è un connubio quantomai sinestetico tra natura e musica, mentre la notte avanza e le note divengono man mano più flebili. La resilienza e la passione che lega questi musicisti è quello che le ceneri di questa bellissima serata lascia, e la speranza è che siano proprio queste le cose da cui potranno rinascere la vita e la musica dal vivo, proprio come una fenice.
Proprio come l’amore.
Articolo del
19/07/2020 -
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