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I Hate My Village
Live @ Angelo Mai - 15/09/2020
15/09/2020
di
Silvia Cinti
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Martedì 15 settembre si è svolto all’Angelo Mai di Roma il concerto della band italiana I Hate My Village. Questo appuntamento si inserisce all’interno della rassegna “Baobab Experience” sostenuta dal centro sociale romano, affiliato all’Arci, che prevede una serie di eventi nel corso del mese di settembre.
È molto importante che iniziative di questo genere ci siano soprattutto considerando le difficoltà che anche il settore della musica sta affrontando a causa del Covid-19. Neanche un’improvvisa pioggia è riuscita a fermare lo show che, nonostante un’ora di ritardo, è stato confermato. Il sold out era prevedibile. È curioso il fatto che l’ultima esibizione dal vivo del gruppo composto dal chitarrista Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Fabio Rondanini (Calibro 35 e Afterhours) alla batteria, Alberto Ferrari (Verdena) alla voce e Marco Fasolo (Jennifer Gentle) al basso, sia stato fatto proprio all’Angelo Mai di Roma il 5 gennaio.
Stavolta però la band I Hate My Village si è presentata purtroppo con una formazione dimezzata. L’assenza di Alberto Ferrari e Marco Fasolo che è anche il produttore dell’omonimo disco degli I Hate My Village uscito per la Tempesta International il 18 gennaio 2019, si è sentita soprattutto dal punto di vista dell’architettura globale del suono tuttavia Adriano Viterbini e Fabio Rondanini hanno realizzato una performance di un’ora e mezza prettamente strumentale convincente in cui chitarra e batteria erano i due strumenti protagonisti.
Il duo si è esibito all’aperto nel giardino adiacente al centro sociale. Poche luci e un palco inesistente. La disposizione delle sedie era organizzata in modo tale da mantenere il distanziamento sociale. La prenotazione per assistere all’evento era obbligatoria.
Al concerto era presente anche la giovane cantautrice romana Margherita Vicario. Nel suono degli I Hate My Village spuntano più influenze musicali. In questo nuovo progetto nato da poco più di un anno emerge un ritmo afrobit particolare che stuzzica l’attenzione di chi ascolta. Per questo non è semplice restare inchiodati ad una sedia.
Alle 21:30 si comincia e da subito si ha l’impressione anche per chi non è un addetto ai lavori di avere davanti degli ottimi performers sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista del carisma. Adriano e Fabio sono amici prima di essere colleghi e il loro affiatamento si vede. C’è alchimia, c’è sostanza e soprattutto complicità. In scaletta sono stati proposti molti “pezzi senza nome” che potrebbero far sperare ad un secondo lavoro della band e poi sono stati eseguiti quasi tutti i brani contenuti nell’omonimo album del gruppo. Spiccano Tony Hawn of Ghana, Presentiment, Acquaragia, Bahum e I ate my Village. Lo spettacolo è volato e poco prima delle 23 le persone già chiedevano un bis che per fortuna non ha tardato ad arrivare.
Il duo ha proposto una rivisitazione della canzone di Jimi Hendrix dal titolo Vodoo Child. Un finale d’impatto. Nonostante l’obbligo del distanziamento sociale e l’uso della mascherina, la serata è stata piacevole grazie soprattutto al talento di questi artisti, un orgoglio tutto italiano. La speranza da parte della band e dei fan è quella di poter tornare a quando ai loro concerti ad un certo punto i musicisti invitavano il pubblico a salire sul main stage insieme a loro per condividere tutti insieme quel momento unico e irripetibile. Quando questo accadrà vorrà dire che finalmente il Covid-19 è stato sconfitto e si potrà quindi tornare ad essere come una grande famiglia che assiste ad un live in piedi, tutti vicini senza paure e rischi.
Articolo del
17/09/2020 -
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