Se non una certezza assoluta, è quantomeno una consuetudine (se non altro, a Roma): un concerto dei Diaframma è una rimpatriata festosa tra fan della prima ora e giovani che acclamano Federico Fiumani e compagni come se fossero pop star.
Figuriamoci, poi, se l’occasione è la celebrazione del quarantesimo anniversario dell’uscita dell’album “Siberia”, pietra miliare della new wave italiana, di recente ristampato in LP in un’edizione speciale.
L’esibizione è travolgente.
Con una disinvoltura davvero sorprendente, i quattro musicisti sul palco (assieme a Fiumani, Edoardo Daidone, chitarra solista; Luca Cantasano, basso; Lorenzo Moretto, batteria, tutti di bravura impeccabile) si trasformano in un congegno collaudato e potente, in grado di passare dalle sonorità algide e cupe dei brani dell’LP degli anni Ottanta alla frenesia dei ritmi più trascinanti in pezzi quali ’Adoro guardarti’ e ’Blu petrolio’.
Non si può far riferimento a un clou della serata, perché la sequenza di episodi eccellenti è stata pressoché ininterrotta. E se non manca qualche composizione meno riuscita delle altre ‒ è lo stesso Fiumani ad ammetterlo con bonaria ironia ‒ il trasporto, la precisione millimetrica della band negli stacchi e nei cambi di tempo, e l’intensità con cui vengono cantate (ad esempio, le corde vocali strapazzate durante ’Spazi immensi’) rendono l’intero set accattivante.
Da citare, comunque, le digressioni strumentali, gli arabeschi orientaleggianti di chitarra e l’energia delle esecuzioni di ’Specchi d'acqua’ e ’Amsterdam ’ (memorabile il ritornello di quest’ultima, urlato a squarciagola dai presenti); le melodie di ’Oceano’, ‘Elena’ e ’Labbra blu’; l’impetuosa ’Marisa Allasio’, con assolo di chitarra wah-wah; le pulsazioni post-punk e il basso sinuoso in ’Neogrigio ’ e ’Siberia’; la chiusura dilatata, psichedelica con ’Tre volte lacrime’ (che dà la possibilità al batterista di mostrare ulteriormente la sua perizia).
Straordinari.
Articolo del
08/12/2024 -
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