(foto di Valentina Doria)
Ogni nuova edizione di questa kermesse musicale milanese suscita inevitabilmente un punto interrogativo: si replicherà la magia dei precedenti appuntamenti? Col tempo, con qualche capello bianco, impari una lezione: ogni Mi Ami è un'esperienza unica. Quest'anno, la diciannovesima edizione ha spaccato, un vero anno zero che ha riscritto le regole. Nuova pelle, nuova location. L'Idroscalo di Milano ha dato un decisivo cambio di rotta alla live experience: meno fango, spazi ampi e un'atmosfera quasi onirica con vista lago. Una vera rinascita.
Impossibile mancare a questa edizione zero del Mi Ami. Dovevo esserci per raccontarvi quelle scariche di adrenalina, i pianti liberatori, le risate a perdifiato, tutte nate dalle onde sonore del festival. Quest'anno, la proposta artistica si è sublimata nel tema "Il Veleno e la Cura", un concetto evocato dal brano "Veleno" di Joan Thiele riprodotto per pochi secondi prima di ogni esibizione. Tre giorni di musica, dal 22 al 24 maggio, a poca distanza dal circolo Magnolia che per anni ha ospitato il Mi Ami. Cosa ho visto varcando il portale dell'Idroscalo, trasportato in un universo parallelo? Adesso ve lo racconto.
Cominciamo dal principio: il Day 0 è il battesimo bagnatissimo del festival. La pioggia persistente rende mistica l'atmosfera. Il palco Lago, l'unico attivo, ospita artisti emergenti trap e sperimentali con fanbase in crescita. Basta uno sguardo al pubblico giovanissimo per capire che questi artisti rappresentano il nuovo, fuori dai canoni. Per noi "boomer" sulla via del tramonto, approcciare questa musica è ostico. Eppure, serve spirito critico per coglierne le valenze sociali e di denuncia, espressione di un modo di stare al mondo innanzi alla complessità delle strutture sociali esistenti. Così, il Day 0, con la sua oscurità, pioggia e nuvole di vapore dalle bocche degli astanti, rischiara con energia ed elettricità un immaginario pre-creativo. Il buio e poi i colori. A trascinarci nel mood mistico ci pensano Azael & Thrillijard, 18K, Emma e Bladee. In particolare, Emma genera un rito collettivo, una messa pagana con il pubblico, creando uno scenario intenso e catartico. Per non parlare dello stupore che provo difronte all'innovazione musicale di Bladee, al secolo Benjamin Reichwald: cantante, rapper, produttore, stilista e artista visivo svedese con un seguito di culto e un'influenza significativa nella musica underground e nella moda. Con circa 1,5 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, incanta il suo pubblico con hit come "Be nice to me" e "One in A Million". Le sue sono composizioni che mescolano cloud rap – atmosfere eteree e flow melodico auto-tunato – con elementi di hyperpop, dream pop e persino post-punk.
Archiviato il Day 0, ho dismesso mantellina e scarpe antipioggia, rosolandomi al sole con vibes super positive per il Day 1. Breve premessa: la programmazione è stata ricchissima. Stare dietro a tutto è stato impossibile, un gioco di incastri tra i 4 palchi (Champion, Idealista, Lago, Utravel Arena). E un punto fermo: i dilemmi amletici ci rendono consapevoli che ogni scelta comporta una rinuncia. Ma sui big non si sbaglia mai e la FOMO non ti afferra se l'esperienza è stata così intensa da non lasciare spazio ai sensi di colpa. Per questo, il metodo migliore è farsi guidare dal cuore e dalle melodie. La scelta del Day 1 è stata difficilissima: il festival ha messo sul piatto nomi noti e talentuosi come Delicatoni, Centomilacarie, il ritorno degli Psicologi, Noyz Narcos, Ele A e Fast Animals And Slow Kids, tra gli altri.
Mettetevi comodi, vi racconto cosa ho ascoltato. A causa di qualche intoppo causato da traffico e parcheggio, arrivo nel bel mezzo del live dei Neoprimitivi al palchetto Idealista. Band romana che su Spotify si descrive come "crazy asteroid in the galaxy of Italian Music". Esibizione senza sbavature, divertente, ricca di sonorità psichedeliche e post-punk. Un'occasione per ascoltare brani dal loro ultimo disco "Orgia mistero". Terminati i Neoprimitivi, mi telestrasporto sotto al palco principale dove un Giuse The Lizia freme per suonare davanti al pubblico milanese, supportato dalla sua band. Qui fatico ad essere obiettivo: questo cantautore palermitano ma bolognese d'adozione, poco più che ventenne, è uno dei giovani virgulti dell'attuale scena Indie rock/pop italiana. Intenso e degno di nota il suo duetto con Centomilacarie per il pezzo "Piccoli piccoli". Live andato benissimo, bastava osservare il pubblico, in gran parte femminile sui 20-30 anni, cantare a squarciagola successi come "Scs" e "Radical". Non manca il momento nostalgia Cani con il brano che li evoca "404, una canzone de I cani". Per mia fortuna, finito il set di Giuse, non devo fuggire verso altra meta, ma chillo in attesa di una strepitosa band già vista, ma che attendevo di rivedere live per ascoltare i nuovi brani dall'ultimo disco "Tocca il cielo". Mi riferisco ai BNKR44 che però partono con un live un po' sottotono, forse perché i nuovi pezzi devono ancora rodarsi e farsi strada tra i fan. Tuttavia, non manca il delirio sui due pezzoni che non posso esimermi dal menzionare: "Governo Punk", "Ma che idea" e l'intramontabile "Sabbia".
Per finire in bellezza il Day 1 seleziono delle band che oserei definire "particolari". Casa base è il palco Lago dove assisto a un gran bel live dei Post Nebbia che ricreano un'atmosfera surreale con il loro stile che mescola psych-rock, funk, musica sample-based a sorreggere testi di critica sociale ed esistenziali. "Televendite di quadri" è la loro hit assoluta sulla distopia tecnologica, richiamando un immaginario fantascientifico alla P. K. Dick. Infine, la serata si corona con due allucinanti performance dei Pop-X e dei Fuck Your Clique. Follia, inarrestabilità, anti-conformismo. Questi concerti hanno rappresentano la rottura della quarta parete - in positivo ovviamente - delle norme convenzionali del divertimento e dello stare insieme a un live. Potrete criticarli quanto vorrete, ma, soprattutto i Pop-X, ci hanno regalato un repertorio, seppur folle e da "new-sagra" come alcuni hanno definito, che è intramontabile. Tutti a letto in attesa del second round del Mi Ami.
Dopo una mattina di relax e con un sole strepitoso che riscalda Milano, mi reco all’Idroscalo per godermi quanti più set possibili, accumulando bei ricordi e vibes positive. Anche per il Day 2 del Mi Ami, faccio il salto dell'asta dei dilemmi sulle scelte da operare. Tagliando la testa al toro, appena varcato l’ormai iconico portale, faccio immediatamente tappa al palco Idealista dove si esibiscono i Grandi Raga, una band aretina di giovanissimi musicisti. Il loro sound è un mix eclettico di indie rock, jazz, elettronica, bossa nova con testi ironici legati alla quotidianità generazionale; "Voglia di fare" è il loro recente singolo. Mi piacciono per la loro freschezza. Avranno tempo per perfezionarsi. Dopo i Grandi Raga si avvicendano sullo stesso palco artisti molto cool e pieni di stile: il duo pop italo-statunitense Baseball Gregg accompagnati dalla band. La musica giusta, nel momento giusto. Le loro sonorità dream pop e West Coast anni '60 mi trasmetteno una condizione dolceamara dove l'Idroscalo sembra un cheto frammento d'oceano in grado di regalare la pace dei sensi e quella leggerezza vacanziera lontana dal turbinio delle tribolazioni lavorative. Tornando ai Beseball Gregg, mi colpiscono la sensibilità pop e i testi introspettivi e letterari. "Sad Sandra" è il loro pezzo più affascinante.
Abbandonate le sonorità rilassate dei Baseball Gregg, mi sposto al Palco Lago per soddisfare una curiosità musicale. Onstage è comparsa Anna Carol che ha di recente pubblicato un disco intitolato "Principianti". Sulla scena con la band e un volto stilizzato in background. Anna è una cantautrice di Bolzano che ha vissuto all’estero in città come Colonia, Rotterdam e Londra. Questa internazionalità si percepisce nello stile cantautorale delle sue canzoni, con influenze soul, R&B, jazz ed elettronica. Momento di massima poesia quando invita sul palco il cantautore Dente con cui ha scritto la canzone "Invece di stare con te", presente solo nel vinile dell’ultimo disco.
Il pomeriggio scorre veloce, forse troppo, con i magnifici live di Alice Phoebe Lou, Fitness Forever e Il Mago del Gelato. Alice fa un vero e proprio bagno di folla, da sola, emozionatissima, sul palco principale del Mi Ami incanta il pubblico, chitarra e voce: da menzionare con affetto la performance su "Witches" e "You and I". La cantautrice sudafricana promette al pubblico italiano che presto tornerà in Italia con la sua band per nuove date. Per quanto riguarda i Fitness Forever, band indie pop formatasi a Napoli nel 2007, guidata da Carlos Valderrama, trasporta il pubblico pagante in un viaggio musicale attraverso il tempo, proponendo un mix di sonorità pop italiane dagli anni '60 e '70 che poggiano su diversi stili musicali, dalla bossa nova, disco music, fino alla lounge music. I Fitness Forever sono i miti incontrastati di uno stile retrò unico e freschissimo. Tra le altre cose, da menzionare la presenza del cantautore Calcutta che si esibisce, elegantissimo, sul pezzo "A vele spiegate".
Si arriva poi al tramonto con il Mago del Gelato sul Palco Lago. Anche qui, grande festa, balli di gruppo, divertimento assicurato anche grazie alla presenza a sorpresa delle Feste Antonacci che sono garanzia di bravura musicale e buonumore. Per chiudere il Day 2 del festival opto per il seguente trittico: Dov'è Liana, Giorgio Poi e OkGiorgio. "Perché piangi Palermo" e "Peace, love and Baci" sono i cavalli di battaglia del trio francese Dov'è Liana, due DJ e un cantante, che hanno infiammato il palco Idealista radunando i loro fan muniti dell’ormai inconfondibile foulard sulla testa, moda lanciata dai Dov'è Liana per rompere gli stereotipi di genere e per sfumare i confini tradizionali della mascolinità. La loro musica mescola il french touch con influenze italiane e rock, con testi in italiano "francesizzato" e inglese che evocano l'importanza dell'amore e del godersi la vita.
Dopo la performance dei Dov'è Liana, mi catapulto davanti al palco principale già preso d'assalto dai miamers per assistere a uno degli artisti più attesi della 19esima edizione del festival. Sto parlando del cantautore Giorgio Poi che ha fatto una performance magica e commovente, presentando al pubblico il suo ultimo disco "Schegge". Giorgio soddisfa anche il desiderio nostalgico di riascoltare le canzoni poù famose del suo repertorio come "Tubature" e "Niente di Strano", contenute in quel album-capolavoro uscito nel 2017 intitolato "Fa niente". Interessante anche la scenografia di palco, arricchita da tubi led, forse un riferimento alle schegge, concetto fondante del suo nuovo progetto. A parte qualche problemino tecnico, è un'esibizione intensa e troppo breve per chi adora Giorgio Poi. Insomma, suppongo che sia un assaggio di quello che troveremo in estate, dato che il cantautore ha in programma parecchie date in giro per l'Italia.
Ed eccomi arrivato, spossato ma felice, alla grande danza collettiva presieduta da OkGiorgio e innescata dal suo sound inarrivabile: un mix di suoni elettronici ricercati e potenti, con un uso particolare e trainante delle parti vocali, unendo elementi di future garage, post-dubstep, house e techno con una presenza assidua della chitarra, suo strumento preferito. È la prima volta per il sottoscritto e, a dir la verità, l'entusiasmo collettivo sul pezzo "okokok" è incredibile. Canzone che al momento sto ascoltando in loop mentre sto terminando questo pezzo.
Articolo del
30/05/2025 -
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