Torna il Record Store Day, giornata mondiale a favore dei negozi di dischi indipendenti volta a celebrare il fascino del supporto fonografico che, nonostante le nuove tecnologie e l’avvento esponenziale di una politica sempre più “liquida” della fruizione musicale (su tutti il recente lancio in Italia del colosso Spotify), ancora oggi continua a reggere il colpo ed avvicinare un’ingente fetta di pubblico tra ultimi romantici e cultori di sempre e nuove leve affascinate da questo strano oggetto in pasta vinilica di forma discoidale. Il progetto nasce in USA nel 2007 ed ogni anno coinvolge centinaia di artisti internazionali che oltre ad apparizioni speciali, performance, incontri e accoglienza con i propri fan, sono mossi a produrre nuove registrazioni o particolari riedizioni in cd o vinile da pubblicare proprio in occasione di questa giornata particolare. Il tutto volto ad una sensibilizzazione culturale e successivo incentivo all’acquisto (con costi appositamente ridotti per l’evento) in modo da poter regalare così una boccata d’ossigeno ad uno dei settori più colpiti dell’attuale crisi del mercato discografico.
Nel panorama musicale italiano, i Calibro 35 sono tra gli artisti ad aderire più sensibilmente all’iniziativa decidendo di far uscire il 20 aprile, rigorosamente su supporto vinilico per Tannen Records, Said colonna sonora dell’omonimo film italo-spagnolo dei Drop Brothers prodotto nel 2009. Una pellicola di 90minuti cruenta e in perfetto stile blaxploitation, colma di eccessi di violenza e di sesso, storie di prostitute, trafficanti di droga e assassini di professione, una celebrazione contemporanea e di alto livello dei B-movie anni ’60 e ’70. Il film in questione (in streaming su YouTube a partire dal 19 aprile) viene interamente musicato da Martellotta & Co. proprio come facevano le orchestre per il cinema italiano anni ‘60 e ’70, ovvero registrando in diretta mentre la pellicola scorreva sullo schermo (una formula che permetteva di risparmiare tempo e denaro). La registrazione è stata eseguita in tre giorni negli storici studi romani del Forum Music Village fondati da Morricone, Bacalov, Piero Piccioni e Armando Trovajoli. Sicuramente una notevole prova per la band che si cimenta in qualcosa di totalmente nuovo ma in perfetta linea evolutiva con il loro stile, ormai riconosciuto a livello internazionale.
Una sfida superata nel migliore dei modi. I Calibro 35 riescono a vestire egregiamente i personaggi dando ulteriore colore ed enfasi alle scene grazie al loro approccio dalle ritmiche dure e i raffinati affreschi orchestrali. Il disco suona una miscela esplosiva di prog, funk e fusion arricchita da nutrite sezioni di fiati, riff ripetitivi di chitarre fuzz o wah-wah, organi hammond e linee di basso dal groove caldo e trascinante; un sound coinvolgente divenuto ormai vero e proprio marchio di fabbrica della band milanese. Forti della loro abilità tecnica i Calibro 35 non hanno riscontrato difficoltà nel ricreare le giuste suggestioni, a cominciare dalla carica adrenalinica espressa in Notte di violenza per passare poi ad atmosfere più distese presenti nel Tema di Blue o più sensuali in Erotismo, proseguendo con la suspense e l’inquietudine espresse in Tensione e Sangue dal Sol Levante o Risoluzione con quel giro malinconico di celesta (la stessa utilizzata da Morricone), riuscendo così a far godere di vita propria ogni singolo pezzo nonostante l’assenza delle immagini, diretta fonte d’ispirazione per la creazione dell’intera colonna sonora.
L’evidente supremazia di inediti lascia spazio però a due preziose collaborazioni che danno all’album quel valore in più. La prima è l’ottima rilettura di Ragazzo di strada interpretata da Manuel Agnelli (Afterhours). Mai artista più indicato per intensità d’interpretazione espressa grazie ad un timbro di voce graffiante e rabbioso, in grado di rendere pienamente giustizia allo storico brano dei Corvi. La seconda collaborazione è invece con Francesco Forni, cantautore partenopeo che ci regala una Don Vito ricca di pathos e trasporto.
Con Said i Calibro 35 danno nuova vita ad una tradizione cinematografico-musicale che il mondo tutt’oggi ci invidia, riportando in auge e rivisitando in nuova chiave interpretativa sonorità tipiche dei migliori film di Bava, Lenzi o Di Leo. Quando eravamo Re.
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