”Radioland” è il secondo album dei The Dark Flowers, progetto multi-artistico capeggiato dal songwriter e produttore Paul Statham, che segue l'EP “When Stars Fall” del 2012. Paul Statham stavolta ha riunito Peter Murphy (con il quale collabora dal suo secondo album solista dopo la carriera nei Bauhaus-Love Hysteria - e che dal 22 aprile è in tour mondiale con il suo Mr. Moonlight Tour tutto dedicato ai brani dei Bauhaus e che farà tappa anche in Italia il 26 maggio all'Orion di Roma Ciampino e il 27 ai Magazzini Generali di Milano), Jim Kerr dei Simple Minds, Shelly Poole (Red Sky July) & Charity Hair, Kate Havnevik, Catherine AD, Helicopter Girl e Dot Allison, conosciuta per il suo lavoro con i Massive Attack, per dare vita ad un album che è un (perfettamente riuscito) esperimento artistico a tutto tondo.
L'ispirazione per l'album è arrivata a Paul Statham dalla lettura di “Motel Chronicles” di Sam Shepard, libro del 1982 in cui l'autore raccoglie frammenti autobiografici e di narrazione che confluiranno poi nei suoi film. Possiamo dire che in “Radioland” si sente questa influenza: il taglio cinematografico che si ravvede in più punti è uno dei pregi dell'album, i cui brani non stonerebbero certo come soundtrack; tuttavia, parlarne come di un semplice riadattamento musicale sarebbe uno sbaglio che non gli renderebbe giustizia: la bellezza di “Radioland”, presentato come un album “dark country” pronto a raccontare “il cuore oscuro dell'America”, sta benissimo in piedi da sola. E me ne accorgo quando mi accosto all'album senza la conoscenza -lo confesso- del libro di Shepard nel mio bagaglio culturale.
La title-track, affidata a Jim Kerr, ha un ambiente rarefatto, in cui sembrano fondersi echi di atmosfere antiche e inserti dal sapore elettronico. La musica sembra raccontare una storia alla Kerouac, una storia fatta di strade. In All The Time Running la voce frizzante di Shelly Poole & Charity Hair dà slancio al leggero tappeto sonoro in un brano dal sapore romantico (nel senso più nobile del termine) di bellezza cristallina come una laguna, che prende una rincorsa sul finale. Si inserisce perfettamente, a seguire, Blue Eyes Are Cheating, questa volta con la voce profonda di Jim Kerr, venata di una nota di rabbia (quegli occhi blu stanno imbrogliando!). Un brano elegante che si snoda sinuoso con passi felpati ma incisivi. Fast Forest Rain della norvegese Kate Havnevik è fedele al titolo con il suo sapore ambient (che contraddistingue il disco; del resto tra le influenze c'è Brian Eno, e l'album è all'altezza di tale riferimento), raccontando in note di una pioggia surreale, un po' alla Dido. Ancora un brano perfettamente costruito nella sua architettura senza togliere nulla a spontaneità, immediatezza ed emozione. Dopo i suoni chiari di Fast Forest Rain, Aim For The Heart inizia con suoni sporchi che trovano subito una loro espansione, mantenendo una loro cadenza di pioggia fuligginosa data anche dalla prova vocale di Catherine AD. Si ritorna ai suoni più cristallini con Candle Is The Ring di Helicopter Girl, dall'agile suono spensierato e fiabesco da carillon.
L'inconfondibile, sontuosa voce di Peter Murphy è la protagonista di Clean Break, e si stende sul brano come un elegante mantello di velluto. Un brano che senza quella voce non avrebbe potuto mai avere un sapore così sensuale, decadente e lucente al tempo stesso. E con queste qualità Clean Break mette un altro tassello al mosaico di Radioland in cui luce e ombra si intrecciano e puoi vederle entrambe nello stesso tassello in un gioco di luce. Diamonds On The Snow di Dot Allison conquista con la sua delicatezza di brezza estiva in cui, in un gioco immaginifico, si inserisce la malinconia della neve. When Stars Fall con Shelly Poole è probabilmente il brano più pop e radiofonico dell'album, un brano che sembra aprirsi su cieli primaverili con note sognanti. Cellophane Girl è ancora Shelly Poole in un brano tranquillo e rilassante che sa sorprendere. Il successivo bellissimo e suggestivo attacco è No Trains Stop Heredi Catherine AD, che mantiene l'atmosfera tranquilla tingendola di malinconica eleganza. Where The Wild Things Are, affidata a Jim Kerr, chiude perfettamente il cerchio, unendo atmosfere dal sapore country ed ambient, sempre nel segno dell'eleganza.
Eccellente questa nuova fatica dei The Dark Flowers. “Radioland”, nel suo agile spaziare nelle forme dell'arte e dell'espressività, nel suo perfetto equilibrio tra impeccabile architettura musicale e viva emozione, tra luce e ombra, nella sapiente e inedita mistura di registri diversi, testimonia cosa sia la buona musica e come, grazie a Dio, venga ancora prodotta.
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