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Appaloosa
Trance 44
2013
Black Candy Records
di Arianna Jakubowski
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“Trance 44” degli Appaloosa non è tanto facile da masticare quanto l'acido che è servito da ispirazione per le orecchie meno abituate ad una psych dura e primitiva. Ragazzi lasciate per un attimo perdere gli amati Tame Impala: psych sì, ma farcita di metadone. Niccolò Mazzantini e Marco Zaniello ci trascinano con il loro quinto album nella loro personalissima quinta dimensione: quando senti di star scivolando via in un sonno ipnotico cullato dal basso pesante e lento, la batteria, suonata quasi con ossessione maniacale, ti riporta in uno stadio di Trance molto più simile ai riti voodoo africani che alle sedute spiritiche. Prendi un concetto: Trance pensa a tutto ciò che ti ricorda, dai santoni indiani ai primitivi del Sudamerica imbottiti di piante psicotrope e registra un album che racchiuda in 11 tracce tutte queste sensazioni aggiungendo una leggera scia noize in alcune e un sottofondo quasi chill in altre (Where Is The Sonny). Nel New Mexico fa caldo e la temperatura si sa aiuta la lucidità a scivolare via, a Livorno c'è il mare che mitiga ma se poi arrivano gli Appaloosa l'effetto è più o meno lo stesso. Questa psych/ funk/trance band attiva dal 1998 (che oltre i due livornesi comprende anche Dyami Young e Diego Ponte) ci regala venti minuti di trip senza bisogno di un biglietto aereo o di un “cartoncino”. Rispetto ai lavori precedenti “Trance 44” è più raffinato, la scelta delle tracce è meglio calibrata e alcune come Barabba live permettono di apprezzare non solo il viaggio, ma anche le loro capacità musicali e le scelte stilistiche. Un Super Drug Bust? Avremmo voluto che durasse di più.
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24/12/2013 -
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