Il 2013 si è rivelato un anno sicuramente importante, oltreché intensissimo, per i Bachi Da Pietra. Alla pubblicazione di Quintale, rilasciato nel mese di gennaio per WoodWorm/ La Tempesta, sono seguiti una miriade di concerti che hanno consentito a Giovanni Succi e a Bruno Dorella di girare in lungo e in largo lo Stivale, ammaliando e lasciando puntualmente il segno ad ogni occasione attraverso esibizioni mozzafiato, sempre intrise di potenza ed energia.
Per la gioia dei fedelissimi, la band ha licenziato lo scorso 7 dicembre un’altra signora produzione: trattasi di un Ep uscito per la Corpoc in vinile serigrafato e in edizione limitata, composto da un bel trittico di pezzi inediti. Festivalbug il titolo. Dei tre brani in scaletta, due risultano essere componimenti registrati durante la lavorazione di Quintale e rimasti poi fuori dalla tracklist definitiva, ovvero Tito Balestra e Madalena. La terza e ultima traccia, Baratto Resoconto Esatto, scritta e ultimata probabilmente in tempi abbastanza recenti, non è altro che un geniale aggiornamento della curiosa, ma al contempo più che sacrosanta, proposta avanzata da Succi e Dorella proprio al momento della pubblicazione del loro ultimo album in studio: “Se questa merda è il mio mestiere e tu la prendi da me o qualche offri oppure te la fai da te” (con queste parole i due musicisti esortavano alla coerenza neanche un anno fa). In Festivalbug i riff travolgenti e l’impronta palesemente heavy rintracciabili proprio nel suo predecessore vengono improvvisamente meno. Ad essere rispolverato è invece il mood ipnotico che ha contraddistinto fin dal primissimo cd il marchio di fabbrica del progetto piemontese. Largo spazio dunque a lenti episodi sonori dal taglio vagamente blues. Il cantato di Succi torna così a farsi quasi sussurrato, scandendo con estrema intensità versi semplicemente “malati” (nel senso buono del termine, sia chiaro).
Tito Balestra, il brano che apre l’Ep, è in tal senso assolutamente calzante ed emblematico. Arrangiato da Riccardo Gamondi e Giulio Ragno Favero, che per l’occasione ne hanno anche curato la parte elettronica, il pezzo rapisce fin dai primi istanti, e lo fa grazie anche a quel letale “Ad Antibes / in un caffè del porto / Ad Antibes” che entra inevitabilmente in testa senza più uscirne e che, come se non bastasse, si ripresenta più volte fino al termine. Bisogna dire che anche la successiva Madalena presenta un approccio sostanzialmente analogo a quello riscontrabile in Tito Balestra. Qui la componente blues è maggiormente accentuata, ragion per cui le atmosfere risultano essere addirittura più suggestive, forse proprio per il fatto che riescano a rievocare certi accorgimenti tipici di capolavori come Tarlo Terzo. Chapeau di fronte alle parole scelte con perizia da Succi e incastonate con eleganza nei versi della canzone (“Occhi di rame / hai mai visto il mare / Bambola di porcellana / carne sana di Calamandrana / Rosea di guance suina / di fianchi bovina e mani di fata / Un frutteto / Un granaio ben pieno / Un segreto, cantina e vigneto”). Insomma, un’accoppiata di canzoni capace di stendere al primo colpo.
Festivalbug si chiude poi con la già citata Baratto Resoconto Esatto. Musicare una sottospecie di “comunicato” battuto al PC e contenente stralci di mail accumulate nel tempo dovrebbe essere teoricamente impossibile. Non per i Bachi però, che nell’assemblare i messaggi ricevuti e nell’aggiungere qualche altra osservazione sono pure riusciti a concepire un inciso (“Baratto: resoconto di come sta andando / circa alla nona lune piena gira niente male / due canzoni in cambio e nove offerte arrivate”). Superbi come al solito, nient’altro da aggiungere.
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