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Nella mitologia norrena, Loki è una tra le figure più nevralgiche e controverse. Sodale di Odino e di Thor, portatore delle caratteristiche elementari del fuoco e aria, possiede grande astuzia, intelligenza e velocità, ma può essere anche estremamente maligno, bugiardo, esasperante e volubile. Una sorta di bifido e malevolo Mercurio, in cui ambiguamente convivono il più sublime ingegno e il principio caotico alla base dell’Anticosmo luciferino. Loki è anche il protagonista indiscusso dell’ultima fatica degli Asa-Noir, collaudato sestetto di ex blacksters da Hämeenlinna, Finlandia, che con ”The Fall Of The Idols” infiltrano abilmente nel proprio nobile ceppo black elementi molto melodici che lo ingentiliscono notevolmente, senza però snaturarlo. Evidentemente svezzati a suon di Behexen e Dawn Of Relic, negli anni gli Asa-Noir sono stati progressivamente influenzati dall’immaginario tratto da certa fiction horror, leggermente più accessibile, più “mainstream” per così dire, in cui i nomi più ricorrenti sono quelli di Poe e Lovecraft. Hanno cercato, però, di non diluire troppo le proprie fiere radici, e in questo senso è stata indubbiamente una mossa astuta quella di mantenere un concept legato al pantheon nordico, la cui utilità in termini di ispirazione di grande musica si rivela ancora una volta inesauribile. Il risultato è un’intrigante, sebbene oltremodo studiata, saga norrena a tinte gotiche, che non mancherà di ammaliare i metallari più raffinati e con il pallino del pathos epico. Quali siano gli intenti degli Asa-Noir è chiaro sin dall’intro Lokasenna, che sfodera da subito il giusto tiro drammatico e tutte le angosciose attrattive delle melodie della tenebra. Il titolo deriva dal poema in cui Loki si scontra con Thor, uscendone sconfitto e venendo conseguentemente sottoposto a tortura. La title track è un tripudio di pungenti e cristalline tastiere alla Dimmu Borgir, voci corali e riff macinanti, portati al massimo dello splendore in un magnifico bridge. The Cosmogonic Process, con il suo riffing delirante e asimmetrico e il sempre puntuale contrappunto tastieristico, sembra quasi una celebrazione in musica dell’antinomia, rappresentata da Loki, tra genialità e caos e irrazionalità. La bellissima Solitude In Silence si apre con un’eterea sezione orchestrale che assume nel giro di pochi secondi i connotati distruttivi di una potentissima macchina da guerra, con la voce di Henri Asikainen al massimo della sua veemenza e teatralità. Incalza Hawthorns, che recupera in parte la genealogia black metal della band, seppur filtrata dalle influenze sinfoniche, e in questo caso anche dal melodic death. La potente Rise Of The Lokean incorpora fregi viking per mantenere i toni bellicosi. L’elegante Naglfahr Lounge Music riporta l’attenzione sull’uso delle tastiere e della melodia. Spirit Of The Unrest e Torn By Thorns sono entrambe fittamente intessute di stacchi virtuosistici e momenti di maestosa bellezza, in cui però si intuisce sempre il fuoco guerriero che cova sotto le braci. Drowning è la suggestiva e glaciale outro. Di puro black metal è rimasto poco e certamente non lo si può definire un album particolarmente estremo; tuttavia questa splendida ucronia, a cavallo tra suggestioni notturne e grandiosi affreschi mitologici, ha senza dubbio una sua ragione di essere. Un viking metal gotico di gran caratura.
Tracklist: Lokasenna The Fall Of The Idols The Cosmogonic Process Solitude In Silence Hawthorns Rise Of The Lokean Naglfahr Lounge Music Spirit Of The Unrest Torn By Thorns Drowning
Henri Asikainen - Voce Ville Oravala - Chitarra Kalle Hotti - Chitarra Toni Haapasaari - Tastiere Antti Koivisto - Basso Ilkka Koivisto - Batteria
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