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Au Revoir Simone
Move In Spectrum
2013
Moshi Moshi/Instant
di Mariangela Agrusti
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Scorre lento e cristallino il nuovo album delle Au Revoir Simone. Erika Forster, Annie Hart e Heather D’Angelo da semplici cantanti/tastieriste dei club alla moda newyorkesi si inseriscono a pieno titolo tra le band impegnate nell’electro pop. Dietro la macchina da presa dell’album, oltre a loro, il produttore Jorge Elbrecht. “Move in Spectrum” è il titolo del lavoro. E non è un caso. L’album appare una nuvola che si scurisce e dissolve, a colpi di synth, nell’arco degli undici brani dalle armonie orecchiabili (ancor più che nei precedenti lavori). I pezzi conservano la cifra stilistica di una esaltante malinconia dove le tre, sembrano scivolare tra passerelle e pareti liquide. L’immersione onirica comincia con “More That, che esplode a metà con sonorità disco anni ’80, in cui si ha la sensazione che le tre ancelle del synth siano appena uscite dai sottoboschi dove hanno tessuto per quasi quattro anni i nuovi brani. Dall’elettronica ovattata di Boiling Point dove i bit si fanno sempre più dilatati, a quella più dentellata di Hand Over Hand o Crazy, il paesaggio di plexigas sembra filare dritto senza curve, tranne qualche accenno alla new wave (Somebody Who) e alla disco. Di certo gli anni che le separano dall’ultimo album “Still Night, Still Light” del 2009 sono stati intensi di live e collaborazioni (Air, John Marr) oltre che di qualche prevedibile parentesi commerciale (vedi pubblicità Cheerios) che ne hanno maturato il sound. E se le visioni promesse hanno conquistato il maestro David Linch, tra i loro primi fan, che le ha volute in un suo reading, c’è da crederci.
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//www.youtube.com/embed/kwvvlTKi5cE
22/01/2014 -
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