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Universal Daughters
Why Hast Thou Forsaken Me?
2013
Santeria
di Eugenio Vicedomini
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Una parata di stelle dell’alternative rock internazionale per un progetto benefico. Si potrebbe sintetizzare in questo modo il disco degli Universal Daughters, progetto ideato da Marco Fasolo (membro della band italiana dei Jennifer Gentle) con i contributi dei Verdena, degli Slumberwood e di Guano Padano. I proventi del disco sono destinati alla Città della Speranza, un’organizzazione attiva nella cura di bambini gravemente ammalati. Si tratta di un album composto interamente da cover di brani anglo-americani che spaziano dal gospel al music hall; dal country al R&B, fino ad arrivare a nomi più particolari come Big Star e Suicide. Il disco è distribuito dalla da Rough Trade un’etichetta che ha fatto la storia del rock ed a cui siamo grati per aver scoperto gli Smiths.
Non è stata una cosa semplice far coesistere in un solo disco stili così eterogenei tra loro. Il successo di questo ambizioso progetto è stato reso possibile grazie alla grande bravura di tutti gli artisti presenti che hanno interpretato i brani con grande personalità. In secondo luogo, la produzione e gli arrangiamenti hanno conservato lo spirito emotivo di ciascun brano. Si è preferito non stravolgere più di tanto la struttura originaria dei pezzi in scaletta apportando solamente quelle modifiche necessarie ad aggiungere un’atmosfera dalle tinte più cupe tale da rendere il lavoro finale più misterioso e suadente allo stesso tempo.
Si parte con Chris Robinson dei Black Crowes con il brano intitolato I Am Born To Preach The Gospel (di Washington Phillips). Una liturgia gospel dal sapore dark sincronizzata dal ritmo di una batteria iper riverberata. Si vira decisamente alla volta dei Bee Gees di First Of May, una sorta di lentone anni Settanta con un arrangiamento di archi e percussioni alla Phil Spector cantato con maestria da Jarvis Cocker dei Pulp.
Molto divertenti sono le riletture, da una parte, di Michael Collins del brano soul intitolato It’s Your Voodoo Wakin' (versione peraltro molto simile a quella originale) e, dall’altra parte, di Stan Ridgway dei Wall Of Voodoo che gigioneggia nel brano music hall di Peggy Lee intitolato Is That All There Is? La diabolica presenza di Alan Vega ci regala una maiuscola interpretazione di I Hear Voices. I Suicide vengono, a loro volta, ripresi nel brano Cheree cantata da Mark Arm dei Mudhoney con una versione acidissima che non fa di certo rimpiangere l’originale. C’è spazio anche per due swing movie dal sapore Cotton Club: Midnight,The Stars And You e Hong Kong Blues interpretate, rispettivamente, da Lisa Germano e da Baby Dee. Uno strepitoso Steve Wynn giganteggia nell’esecuzione di Psycho, a metà strada tra il country di Neil Young ed una murder ballad di Nick Cave. A mio avviso, questa versione piacerebbe molto a Quentin Tarantino ed è sicuramente uno dei momenti più alti di un disco peraltro imperdibile.
Il bellissimo brano dei Big Star intitolato Kangaroo (interpretato da Gavin Friday dei Virgin Prunes) e l’angoscioso urlo primordiale di Mother di John Lennon, in una maiuscola interpretazione di Fasolo e dei Verdena, concludono questo magnifico viaggio nella tradizione musicale che va dagli anni venti fino ad arrivare ai nostri giorni. Un progetto realizzato con grande classe che ci ha regalato uno dei migliori cover album di sempre.
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12/02/2014 -
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