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Dead Meadow
Warble Womb
2013
Xemu
di Ida Stamile
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Un monolite lisergico di 75 minuti di musica, una nebulosa caleidoscopica rarefatta pronta a evaporare condensata e intangibile mentre il sound fluttua all'interno di un'atmosfera che sa di classica psichedelia, questo è Warble Womb dei Dead Meadow.
A distanza di undici anni questo sesto album vede inoltre il ritorno in line-up della batteria di Mark Laughlin (già presente nei primi due album della band Dead Meadow (2000) e Howls From The Hills (2001)) ad accompagnare il basso di Steve Killey, i sognanti e corposi assoli di chitarra e la voce gracile e malinconica di Jason Simon, tra acidità sonore, fuzz saturati, dilatazioni ritmiche, incessanti distorsioni e vagiti di wah wah.
Il disco esplora dunque territori personali che volgono lo sguardo a un orizzonte lontano, a un passato impregnato di quella psichedelia tradizionale spruzzata di folk, stoner, blues e classic rock. Densità e calore melodico si mescolano così a polveri ritmiche fredde e immateriali, costruendo ipnotici anfratti sonori, cumuli di suoni che graffiano cupi (Six To Let The Light Shine Thru) e granitici (1000 Dreams) tra ballate sognanti (I'm Cured, One More Toll Taker) e visioni distorte (Warble Womb I, Warble Womb II) sostanze espanse (Copper Is Restless(’Til It Turns To Gold)) e allucinazioni quasi spettrali con echi femminili (Rains In The Desert).
Tra memoria e una leggera vena sperimentale, Warble Womb consolida e conferma la personale tipicità del sound dei Dead Meadow, per un viaggio surreale e colorato, sin dalla copertina, in pieno stile psych rock.
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//www.youtube.com/embed/2eFq3CtW2KQ
18/02/2014 -
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