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Ascoltato a luci spente ”Emblem Album” è il simulatore elettronico dei suoni di una giungla stregata e piena d’insidie. Ombre ipnotiche rimbalzano in una foresta di suoni iridescenti: serpenti e insetti sono sempre in agguato lungo un cammino mobile e schizoide, costellato di tastiere saltellanti come le zampe di una tarantola. Nel continuo fluttuare di mondi sonici, movimenti e sequenze imprevedibili contrassegnano la matrice di stampo di un lavoro complesso e originale da cui trasudano anni di esperienza e di live. Cromis Part One è un sentiero infestato che si attraversa solo correndo, saltellando sugli ostacoli di presenze primitive e hard-bit: come unica luce nell’oscurità, gocce di synth luminescenti, a guidare il passo di una corsa veloce cui si può sopravvivere solo grazie ad una profonda concentrazione. Ancora gameboy-synth, stavolta più giocosi ma solo in apparenza: si può ballare ma bisogna fare attenzione a non farsi rapire da qualche creatura sconosciuta, che la corsa continua a perdifiato e chi perde il ritmo, si perde per sempre. Man mano che la giungla s’infittisce ne iniziamo a riconoscere i contorni ma il mistero ne aumenta la profondità come se avessimo raggiunto il livello superiore di un video game. La spirale del suono ci impedisce di tornare indietro, si può solo avanzare o dissolversi in una delle tante forme verderame che ci circondano. Con Nanofancier la natura comincia ad avere la sua consistenza, inizia l’esperimento sonoro vero e proprio, ogni spirito della foresta ha una vera e propria voce e va ascoltato come tale, il suo movimento, che sia in cielo o in terra, strisciante o volante, va seguito con l’orecchio, non è la vista del movimento che conta ma le scie sonore che lascia dietro di se. Deathrattlesnake è suggestione rettile e onirica allo stato puro. L’effetto serpente è simile a quello di una mitraglia che allo stesso tempo insegue e spara sulla propria preda a ritmo incessante, persecutorio, incalzante, incurante; riporta alla mente certi incubi fatti da bambini e affascina l’adulto che è in noi; ottima la complessità dei suoni. Con l’arrivo di Basically Chunneled nuvole di stelle e d’insetti danzano mischiando le proprie scie azzurrine in un’unica massa compatta, sospesa in un’oscurità albeggiante, in cui i primi raggi solari permeano come aghi sui pochi ciuffi di muschio disposti a crescere in una terra tanto selvaggia. Wrapped in Aw è una marcia danzante tra gli ostacoli di arbusti sottili e nuove entità animalesche, l’umano si fa spazio tra il suono di synth caramellati e dà speranza ai propri passi fino a imbattersi nella palude acquatica di Harpsifloored. E sulle correnti di un fiume che si contorce ma non scorre danzano le prime luci del mattino a cacciare indietro gli spettri notturni che vengono immobilizzati e cacciati al loro posto da un piano-synth irrequieto e dispettoso. Ma qui la partita non è tra la notte e il giorno ma tra luci e ombre, quelle che rimangono sotto la superficie anche quando il mattino arriva con la sua prepotenza, la contraddizione interna che la notte ha lasciato dentro lo spirito che è sopravvissuto alla foresta notturna. Goth Both è la confusione che desta l’alba negli occhi di chi l’ha raggiunta attraversando una notte insonne, la realtà va in piccoli cristalli scheggiati che un disordine ritmico impedisce di rimettere insieme finché la grazia di un suono lontano d’archi, Manners Melting, ricompone le forme che l’occhio credeva ormai andate perdute e in un’armonia quasi classica il caos ritrova il suo senso, i dubbi psicotici la loro ragion d’essere e le paranoie il loro posto nel mondo. Una mescita di suoni polifasici ci avvolge prima di entrare nella scena finale di questo documentario emozionale. Il sentiero circolare si chiude con Sycamore Scarab, resume poetica dell’esperienza elettro-sonica appena vissuta, marea conciliante che bagna un deserto pronto a germogliare da un momento all’altro di nuove entità. Quali? Sarà il vostro inconscio a deciderle.
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