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Dimentichiamo la sua penultima fatica, assolutamente godibile e con picchi straordinari, per passare a Blank Project, il nuovo lavoro di Neneh Cherry, artista parca e ponderosa che stavolta non solo alza pericolosamente il tiro ma cambia anche totalmente bersaglio.
Scritto a quattro mani con il marito, questa sua ultima produzione è un coacervo di cambi ritmici, tempi singhiozza(n)ti che passano fugacemente sulla certezza di una cassa dritta a cui i due sposini applicano una buona dose di elettronica (Blank Project). Ma non è tutto, al di là del suo aspetto esteriore, che può sembrare qualcosa di danzereccio (Naked) per menti colte, c’è tutto il valore aggiunto della sua voce e del suo modo di presentarsi assolutamente senza filtri, di lascia trapelare il suo fianco scoperto. Tutto è di livello superiore, dal modo di modulare il canto ai saliscendi armonici capaci di creare vertigine (Split Three Times).
A cinquant’anni Neneh tira fuori qualcosa di viscerale, oscuro e highly addictive. Blank Project si piega al gioco delle sottrazioni sin dall’iniziale Across The Water. La sua voce è uno strumento aggiunto, le parole taglienti e pericolose come vetriolo, raccontano della sua vita e della morte. Quinto album e primo solista di questa carriera molto equilibrata, Blank Project si mostra in tutte le sue forme lasciandosi ascoltare facilmente, nonostante le take contenute siano tutt’altro che semplici. Impossibile resistere a Weightless e al suo crescendo ansiogeno, associato alla successiva e sinistra Cynical.
Le cover di due anni fa hanno aperto un nuovo varco, una diversa stagione della sua vita artistica. Dimenticate tutto quello che sapete di lei, tranne la timbrica della suadente voce, sempre pronta alla sovversione radicale del suo mondo, di ciò che la circonda musicalmente, La Cherry si presenta con un piglio guerrigliero che fa del concetto tabula rasa il punto di partenza per un prodotto molto fisico, aggrappato note e accordi ruvidi. Spartana e graffiante è la produzione di Kieran Hebden, perfetta per questo lavoro ossuto che solo raramente abbassa la guardia diventando sinuoso e mellifluo nella doppietta Out Of The Black e Dossier. E’ tutta una danza fra stop and go, una deframmentazione mai paga, l’occultamento del “melodic like format” per interventi mirati, sotto guida computerizzata. La produzione è efficace come la puntura di botox nel punto giusto sotto le sapienti mani di un chirurgo plastico ma comunque responsabile di un mutamento connotante, in alcuni caso in modo piacevolmente devastante.
Insomma, se è il cambiamento ciò a cui anelate Neneh vi ha letto nel pensiero che poi è anche il suo pensiero. Qui dentro, a dispetto del titolo, di bianco o vuoto c’è veramente poco se non la struttura base delle canzoni. Potrete imbattervi nel gusto colto delle linee armoniche, citazioni jazz, parti più rocciose, un utilizzo sano e intelligente dell’elettronica e tanto rinnovo. Credo sia rock, and I like it.
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