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Molte cose, soprattutto quando si parla di arte, nello specifico di musica, sono soggettive, ma del resto ce ne sono altre che sono dati di fatto, come la il talento di una gran donna, oltre che una grande cantautrice, come Suzanne Vega. Dopo la parentesi di riepilogo della serie Close Up, in cui la bella songwriter ha riproposto i suoi maggiori successi con un tocco leggero come una folata di vento, e dopo aver reinventato la sua carriera con la sua etichetta, l’Amanuensis Records, è arrivato il momento di un nuovo album che segue a distanza di sette anni il precedente Beauty & Crime.
Gli anni sono passati, ma quella rossa diafana con la chitarra sembra riuscire sempre ad ammaliare con un alone di mistero, con melodie in punta di voce, con sussurri, con la magia delle parola e arpeggi cristallini. A fianco a lei come sempre Gerry Leonard, e se il nome non vi dice niente, male: dovrebbe! Il disco è pervaso di un’energia contagiosa, e, confronto ad altri lavori della Vega, sembra emanare un senso di gioia, di forza, di pace, assente in altri lavori. Non ci sono alti e bassi, c’è solo una spontanea sensualità che pervade ogni singolo brano. Come un misto tra un cantastorie e una sirena Suzanne Vega ammalia l’ascoltatore e non lo lascia. L’unica traccia che non convince molto è Don’t Uncork What You Can’t Contain che sembra un’insopportabile filastrocca e che contiene un campionamento del brano Candy Shop di 50 Cent… ma subito dopo arriva Jacob And The Angel e Suzanne si fa perdonare tutto con un sospiro.
Queste sono le donne che ti fanno essere orgogliosa, che ti fanno pensare che non siano solo gli uomini a farsi più interessanti con gli anni, che l’eleganza è innata e che per affascinare non servono minigonne, tacchi a spillo o scollature vertiginose, ma solo una chitarra, una voce e un cuore.
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