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Rival Sons
Great Western Valkyrie (ANTEPRIMA: in uscita il 6 giugno 2014)
2014
Earache Records
di Giuseppe Celano
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I Rival Sons sono una band americana esplosa con Head Down, grande disco dalle sonorità hard blues che racchiude cavalcate rock e ballate intense. I ragazzi sono debitori e aficionados di quello splendido sound degli anni ’70 entrato ormai nella leggenda.
Chitarre ruggenti, voce rock, riff di basso energici e alcune atmosfere molto intime, quasi soul, sono solo alcune delle caratteristiche di questo formidabile combo. Con alle spalle 4 dischi e un E.P. i Rival Sons danno alla luce Great Western Valkyrie, nuovo parto elettrico dalle atmosfere Seventies ma con una produzione fresca e moderna. Suonano del sano rock (Open My Eyes) il cui arpeggio centrale è figlio legittimo di Your Time Is Gonna Come degli Zeppelin ma non disdegnano l’improvvisazione, passaggi che lambiscono territori jazz e ballate dal sapore Who (Belle Starr). Hanno un Groove irresistibile saldamente imperniato sulla sei corde del chitarrista Scott Holiday che smuoverebbe le mummie di un cimitero egizio. Giri di basso (Dave Beste) al fulmicotone e un batterista (Michael Miley) capace di scardinare anche le vostre resistenze più profonde (Secret). Innegabili elementi di garage contaminano molte tracce fondendosi alla melodia di Jay Buchanan, un Robert Plant con meno estensione ma altrettanto potente e dotato di grande carisma (Pay The Fool). Si percepisce una certa urgenza nell’imprimere su nastro le loro idee prima che svaniscano, evitando così che il processo di pre/post produzione possa in qualche modo modificarne l’essenza o rubarne l’anima (Good Things). Si sente l’effetto sincero di una registrazione in presa diretta che governa l’album per buona parte della sua durata. Con questo non vogliamo dire che non ci siano overdubs e qualche escamotage permesso dalla moderna tecnologia.
La sola apripista Electric Man giustificherebbe l’acquisto dell’intero CD a prezzi maggiorati senza battere ciglio, pena l’espulsione dall’Eden del rock. Ma non è tutto perché se è vero che chi bene inizia è già a metà dell’opera allora il sigillo del disco, affidato a Destination On Course, vi lascerà stecchiti, morti sul colpo. Cambi ritmici, chitarre distorte, echi floydiani (periodo Echoes) e grande maestria sono la prova del fuoco, la consapevolezza definitiva che vi farà comprendere una volta per tutte di essere di fronte a una band dalle grande potenzialità. Un grande ritorno!
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12/05/2014 -
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