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Rodrigo Y Gabriela
9 Dead Alive
2014
Pias
di Giuseppe Celano
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Con quattro dischi alle spalle, migliaia di concerti, e a due anni di distanza dall’ultimo Area 52, Rodrigo Y Gabriela oggi licenziano 9 Dead Alive. Nove tracce che sono il loro omaggio, e un modo di dire grazie, a grandi nomi della musica ormai passati a miglior vita.
Si parte dall’adrenalinica The Soundmaker (quale miglior titolo per iniziare?), che li vede contrapposti chitarra contro chitarra impegnati a passarsi il testimone, che sia ritmico o solista poco importa. Su tutto svetta la capacità ritmica di Gabriela, una vera fuoriclasse e virtuosa dello strumento. Ma la loro forza sta nell’equilibrio, nessuno supera in bravura il suo compagno di viaggio ma insieme s’involano verso ritmiche flamenco e passaggi blues anfetaminici (Torito). Nessuna ostentazione, qui la tecnica è al totale servizio della fantasia e serve a costruzione un’armatura scintillante che fa risplendere vecchie composizioni. Se ogni tanto si lasciano prendere la mano da qualche virtuosismo sono largamente perdonati da chi scrive. Se lo possono permettere e ascoltare qualche genio dello strumento impegnato in passaggi complicati può essere solo un piacere per le orecchie (Sommium). Sunday Neurosis (Viktor Frankl) è una grande ballata che parte lenta, gli assoli ricordano lo stile di David Gimour nel bending equilibrato e sebbene non sfrutti nessun crescendo ritmico risulta comunque travolgente nella sua pacatezza. Cambio d’atmosfera con Misty Moses imperniata sulla velocità la cui spinta è fornita dalla cassa armonica della sei corde acustica usata come percussione. Nella parte centrale si permettono anche il lusso di citarsi sfruttando il fraseggio di una delle cover che li ha resi famosi, Orion (Metallica). Rodrigo Y Gabriela sono un duo che ha gusto e sa come arrangiare e ridare luce ai brani presi in prestito per i loro dischi (The Russian Messenger). Certo non è facile stare fermi quando le due Yamaha decidono di dichiararsi guerra, il piede inizia a battere, la stabilità sulla sedia perde colpi e te ne stai lì a maledire il giorno in cui da piccolo potevi provarci anche tu ma non l’hai fatto (Fram). La vera essenza della two-man band sta in quella melanconia, tipica dei paesi sudamericani e delle loro grandi città fantasma, perfettamente espressa nella triste ballata Megalopolis.
Non il classico disco di cover insomma ma davvero un buon ritorno molto ispirato.
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23/05/2014 -
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