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RPWL
Wanted
2014
Gentle Art of Music
di Claudio Prandin
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In questo periodo di inizio estate stiamo assistendo alla fioritura dei papaveri, un fiore rosso composto da soli quattro petali che quando ricompare ai margini delle strade non fa gridare al miracolo ma rallegra per il suo instancabile perpetuarsi; la sua bellezza non eguaglia quella delle rose e i suoi colori non sono cangianti come quelli dei tulipani, ma la sua puntuale comparsa è l’essenza del suo “essere”, del suo significato. Quando mi accingo ad ascoltare un disco dei tedeschi RPWL provo le stesse sensazioni: so che non griderò al miracolo perché difficilmente comporranno la canzone del decennio ma so anche che rimarrò soddisfatto dalla loro presente e puntuale qualità compositiva. ”Wanted” è il loro settimo disco e come il precedente e bellissimo “Beyond Man and Time” dedicato a Nietzsche, è una specie di concept album che critica le religioni quando utilizzano Dio per giustificare la guerra: «The wars in the name of some gods will never happen again» o per dividere gli uomini: «Repressing difference building walls, No tolerance at all, That's what I call religious». La risposta degli RPWL a questa deriva si avvicina a quel laicismo verso il quale si sta dirigendo il mondo occidentale: «I don't want to be a saint, I would rather be a clown, I prefer to stay a man of disbelief». Le liriche sono accompagnate dal consueto prog rock ritmato e poetico con la giusta miscela tra riff nerboruti che sfiorano l’Hard Rock e passaggi più melodici; bellissime le frequenti suite strumentali guidate dalla tastiera di Markus Jehle. Revelation apre il disco ed è una bella intro strumentale con repentini cambi di riff e bellissimi cambi di ritmo. La titletrack ha un ritornello molto cantabile mentre Hide and Seek analizza il passato con malinconia; la voce di Yogi Lang è volutamente ispirata ai Pink Floyd tanto che il brano ricorda per mood e atmosfere il capolavoro dedicato a Syd “crazy diamond” Barret. Perfect Day è il brano più “commerciale” e forse l’unico ad avere una connotazione radiofonica; non si svende però al mercato mantenendo un buon livello compositivo. L’ultima canzone è una ballata voce e chitarra acustica che chiude degnamente un disco che non mi appassiona ma che mi piace molto. Sono sicuro di due cose: che la prossima estate rifioriranno i papaveri e che il prossimo disco degli RPWL non sarà un capolavoro ma mi piacerà comunque tantissimo.
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07/06/2014 -
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