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La storia degli Ossi Duri, cinque ancor giovani uomini provenienti da Torino e provincia, sembra quella di un gruppo di predestinati. Formatisi nel dicembre del 1993 su iniziativa di Martin e Ruben Bellavia, quando ancora potevano definirsi dei fanciullini, hanno fin da subito avuto l'ardire di offrire omaggio al proprio mentore musicale, quel genio di Frank Zappa scomparso in quei primi contraddittori anni '90. Cresciuti nel suo mito, gli Ossi Duri hanno nel tempo affinato le proprie capacità e il proprio stile, riuscendo a pubblicare due album di brani originali (“L'Ultimo Dei Miei Cani” e “Scadenza Perfetta”) e diverse raccolte di altro genere. “Senza Perdere La Tenerezza” offre fin dalla cover uno spaccato dell'irriverenza tipica del loro stile e al contempo della riconoscenza verso coloro che della musica han fatto la storia: una ripresa leggermente adattata a nuovi canoni estetici del celebre Mount Rushmore a cinque teste con cui i Deep Purple ci presentavano la pietra miliare “In Rock”. Il contenuto musicale di questa terza proposta è definito dalla band come «maggiormente compatto e duro nei suoni» rispetto ai predecessori. Caratteristiche non facili da intuire al primo ascolto, pare effettivamente a tratti più duro e graffiante di quanto ci si potesse attendere, ma la compattezza dichiarata sembra risiedere solo nell'omogeneità musicale offertaci, con poche eccezioni. In realtà, il recensore consiglia all'acquirente, o a colui che verrà in possesso del disco materialmente, di far precedere al primo ascolto la lettura del brevissimo 'saggio' inserito all'interno del libricino dei testi: in esso ci viene concessa una riflessione unitaria sulle tematiche toccate dai dodici brani che fa divenire “Senza Perdere La Tenerezza” una sorta di concept album.
Dal punto di vista dell'esecuzione musicale, ma anche della complessità degli arrangiamenti e delle composizioni, Alex Muschio (voce), Martin Craig (chitarra e voce), Monne (basso e voce), Ruben (batteria) ed Andrea “Vidjo” Vigliocco (percussioni e tastiere) hanno poco da invidiare a band più quotate o ad illustri musicanti del passato. Non è un caso che nel corso della loro carriera siano stati avvicinati da artisti del calibro di Elio, Ike Willis, e altri personaggi che in passato hanno avuto a che fare col folle Zappa. A riprova di tutto ciò basti ascoltare Il Re del Sol, unico brano strumentale del full length in questione, e probabilmente il brano che meglio si avvicina a quegli stilemi zappiani tanto ricercati. Testualmente la fervida ironia e la venefica fantasia dei fratelli Bellavia & Co. dà vita a liriche a volte garbate, a volte molto meno, che con ilarità esplicano il proprio messaggio in maniera chiara e pungente, lasciandosi andare solo di tanto in tanto a qualche pecca o banalità. C'è qualcosa di caparezziano in questa intricata rete di giochi di parole e rime innovative, come si può evincere già dal primo pezzo Soldi Facili, in cui alcune soluzioni sembrano esplicitamente riprese da alcuni lavori del rapper di Molfetta, tra l'altro a sua volta adepto e discepolo fedele della lezione impartita da Zappa: tutto torna.
Non incidono in positivo sulla qualità dell'album il reggae di Senza I Tuoi Occhi, brano che racchiude a mo' di title-track il messaggio principale di “Senza perdere la tenerezza”, e La Capra, un inno in favore di questo povero e sfortunato animale che molto ha in comune con buona parte dell'umanità. Anche Heavy Dente non pare il brano più riuscito, seppur riesca ad offrire musicalmente spunti di grande interesse, che in qualche modo vengono richiamati più avanti da Radiologia e Publi City. Quest'ultimo pezzo, uno dei meglio costruiti, si fa apprezzare per la ricchezza di citazioni che aiutano a farci comprendere quanto il nostro vivere sia immerso in un quotidiano bombardamento commercial-promozionale dal quale liberarsi è pressoché impossibile: alzi la mano chi non riconoscerà nelle ultime note l'eco di un celebre jingle pubblicitario. Sono proprio i brani che toccano argomenti delicati, ma maggiormente vicini all'attualità, quelli in cui gli Ossi Duri riescono a dare il meglio di sé: si vedano ad esempio Mozzarella Trafelata, Ragazzo Poliziotto e La Suite del Merlo Pennuto. Non si può porre, invece, sullo stesso piano C'era Una Volta Un Re, traccia del tutto atipica ed unica nel suo genere, una fiaba surreale che racconta una storia nel quale si risente l'eco di alcune vicende a noi note... il tutto suonato in un susseguirsi di tempi dispari e passaggi musicali molto raffinati e difficoltosi al contempo. Sul finale c'è spazio anche per una seconda canzone d'amore, Unica, delicata fusione di jazz, bossa nova e accenni ska in onore della Musica, nostra unica speranza, a detta del gruppo. E non solo.
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