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C’erano diversi dubbi su quale sarebbe stato il risultato finale di una improbabile (ma solo in apparenza) collaborazione fra Brian Eno, sperimentatore, ex Roxy Music, pioniere dell’elettronica e della musica ambient, e Karl Hyde, il principale compositore degli Underworld, un gruppo che mescolava l’elettronica allo ska, alla musica house e al techno pop. E invece l’album si rivela bellissimo, ricco di segreti e di sfumature nascoste che si svelano piano durante l’ascolto.
Il disco nasce da piccole tracce di percorsi sonori , poco più che sperimentazioni, trasformate con gusto e tanta sapienza in una sostanza musicale molto fluida e quanto mai moderna. Ci sono le composizioni monotonali tipiche dei primi lavori solisti di Eno, ci sono le influenze del kraut rock, la musica ambient e l’afro-beat, quello stesso che aveva gettato le basi per un lavoro fondamentale come My Life In The Bush Of Ghosts, datato 1981 e frutto della collaborazione fra Brian Eno e David Byrne dei Talking Heads. Karl Hyde aggiunge a tutto questo una nuova freschezza sonora, inoltre la sua voce si combina a perfezione con quella di Eno su diversi brani e genera un tessuto armonico oltre modo piacevole su brani come Daddy’s Car, Mother Of A Dog o la bellissima, escatologica e romantica Who Rings The Bell. Un nuovo modo, decisamente indovinato, talvolta magico, di approcciare l’elettronica, distante da Lux, ultimo album solo di Eno, diverso dalle produzioni electro-dub degli Underworld. Forse il disco si avvicina alle prime produzioni soliste di Eno nel periodo post Roxy Music, una fase culminata con Before And After Science . Ecco, provate a ripartire da là e giudicate l’album di conseguenza. Sono presenti sull’album special guest di eccezione come Andy MacKay, Will Champion, Don-E e John Reynolds. Brani come The Satellites o anche When I Built This World, ricchi di ritmo e coinvolgenti, sono dotati di arrangiamenti al tempo stesso sofisticati e piacevoli. Un marchio di pregio che in pochi sono in grado di raggiungere.
In conclusione però bisogna ammettere che i richiami alla carriera di Hyde sono decisamente inferiori rispetto al tocco di Eno, che produce un album raffinato, a sua immagine e somiglianza (che però Hyde crediamo sia stato ben contento di condividere).
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