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Se Blunderbuss era un gran bel disco, che dire allora di questo Lazaretto, un lavoro che rilancia ancora una volta e sempre più forte il nome di Jack White sulla scena del rock internazionale? Se gli ultimi dischi con i White Stripes aveva in parte deluso le aspettative, John Anthony Gillis - in arte Jack White - ha dimostrato di saper rinascere dalle sue stesse ceneri, prima con i Raconteurs poi con i Dead Weather e adesso come solista. Il musicista di Detroit ci regala su Lazaretto una nuova perla da collezione, una sorta di lezione di musica che abbraccia tutta l’enciclopedia dei generi musicali: dal rhythm & blues al rock elettrico, dal country alla musica soul , dal gospel al free jazz, senza disdegnare accenni di un honky tonk blues da taverna, in perfetta linea con la tradizione musicale americana. Tutto questo senza mai perdere una raffinatezza stilistica ed una freschezza compositiva che restano i tratti distintivi di questo bellissimo album.
Un brano come Would You Fight For My Love?, ad esempio, è la dimostrazione della maturità compositiva raggiunta da questo musicista ancora giovane, che non ha ancora compiuto quaranta anni, ma che ha saputo davvero reinventare il Rock and Roll. Jack White è l’autore di tutte le undici nuove tracce che compongono Lazaretto e ha inserito nel disco un incredibile numero di strumenti che vanno dal pianoforte alla chitarra elettrica, dal moog al mandolino, dall’armonica a bocca al violino. Un calderone rischioso, che poteva risultare eccessivo e forse anche presuntuoso, ma che invece sta miracolosamente in piedi Non ci resta che godere delle melodie fantastiche e delle liriche quanto mai catchy e gustose di brani come Three Women e Just One Drink o dell’incredibile brano solo strumentale intitolato High Ball Stepper, fatto di riff di chitarra sapientemente bluesati che sono la fibra nervosa di un tessuto armonico quanto mai heavy rock e trascinante.
Il disco riflette la condizione ideale di un artista che è ancora in movimento, che si lascia guidare solo dal suo istinto e da una tensione creativa che è protagonista assoluta del suo viaggio musicale. Echi degli Stones e dei Led Zeppelin non mancano, naturalmente, ma lui ha il merito di averli saputi dosare con intelligenza e anche con un certo mestiere all’interno delle varie canzoni che vanno a comporre questo fantastico album. La melodia dolcissima, semplice ed immediata, di una ballata come Alone In My Home è soltanto un altro aspetto della sua dimensione di artista poliedrico, che sa emozionare sempre, che parla un linguaggio musicale chiaro e diretto, comprensibile a tutti, sia quando spara alto che quando riflette su se stesso, in una dimensione più intima e solitario. Da possedere.
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