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"Love is soft/ Love's a fucking bitch". Come due facce della luna, una illuminata e brillante, l'altra fredda e oscura, l'amore ha una natura duplice e ambigua. Ne sviscera inquietudini e pene, aggiungendosi alla lunga lista di scrittori, registi e musicisti che l'hanno preceduta, anche Karen O, voce e leader dei newyorkesi Yeah Yeah Yeahs.
L'artista di origine coreana ha dato finalmente alle stampe il suo primo album solista, "Crush Songs", rendendolo gratuitamente disponibile in streaming prima della sua pubblicazione. Il lavoro in questione però non si può definire un debutto a tutti gli effetti. Tralasciando le svariate collaborazioni che l'hanno vista affiancare, tra gli altri, Har Mar Superstar e Trent Reznor, Karen O ha dato prova delle sue capacità compositive e autoriali realizzando interamente la bellissima colonna sonora de "Il Paese delle Creature Selvagge", film diretto da Spike Jonze nel 2009, caratterizzata da una raffinatezza di testi e melodie che avvolgevano l'intero tessuto narrativo della pellicola. Al 2006 risale invece "KO At Home", album registrato in casa e nato come regalo personale a Dave Sitek dei TV On The Radio, rubato e subito messo in rete, le cui sonorità non si discostano poi molto dall'album del debutto ufficiale. "Crush Songs", già dall'eloquente titolo, è un insieme di micro canzoni dedicate alle pene d'amore scritte dall'artista tra il 2006 e il 2007 quando la sua relazione con il regista di "Essere John Malkovich" era finita lasciandola in balia di un cumulo contrastante di emozioni. Emozioni impresse in un insieme di registrazioni casalinghe che oggi hanno preso forma in "Crush Songs".
Distribuito dalla Cult, l'etichetta discografica di Julian Casablancas, l'album, nell'anno della candidatura all'Oscar come Miglior Canzone per The Moon Song contenuta in "Her", ancora una volta per la regia di Jonze, ha un sound più vicino a questo brano, nonostante i pezzi che lo compongono lo precedano di quasi dieci anni. In poco meno di 50 minuti, spesso accompagnata solo dal suono della chitarra, Karen O imprime un'istantanea musicale delle sue emozioni con brani che spesso faticano a raggiungere il minuto. Pieno di imperfezioni per gli standard discografici, tra scarsa qualità del suono, incertezze vocali e incompletezze, "Crush Songs" assomiglia ad un demo, ad una serie di bozze che sarebbero potute diventare tranquillamente brani di un disco degli Yeah Yeah Yeahs. Non a caso Rapt, singolo che ha anticipato l'album, ricorda nella struttura musicale una versione acustica di Gold Lion contenuta in "Show Your Bones" mentre Ooo melodicamente fa pensare all'ormai celebre Moon Song. Visits, con la sua base ritmica, Body, con le percussioni, quasi del tutto assenti nel lavoro, e l'intermezzo punk, sono, insieme a Native Korean Rock, gli episodi più movimentati di un disco fatto di melodie abbozzate, spesso abortite proprio quando sembravano prendere forma (Comes The Night, NYC Baby, Indian Summer).
Per l'immediatezza, la spontaneità a tratti infantile e i disegni che accompagnano ogni brano realizzati dalla stessa O, l'album ricorda il mondo artistico di Daniel Johnston. Ascoltando più volte l'album si capisce come quelle di "Crush Songs" fossero canzoni impossibili da completare o reincidere perché farlo avrebbe voluto dire snaturare e falsificare totalmente il sentimento intimo dalle quali nascevano.
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