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M83 è il nome del duo francese, da Antibes, composto da Nicolas Fromageau e Anthony Gonzalez, preso in prestito da una galassia scoperta a metà del Settecento. Circa quindici anni fa M83 cominciarono la loro possente cavalcata nel solco del revival shoegaze e post-rock. E ora è il momento della ripubblicazione dei primi tre lavori, l'ultimo dei quali è già a firma del solo Anthony Gonzalez, dopo l'allontanamento di Nicolas Fromageau, successivamente leader di Team Ghost.
Personalmente rimango ancora affezionato al loro esordio omonimo 'M83': più di un'ora di cavalcata tra ricordi di My Bloody Valentine ed evocazioni à la Jesus And Mary Chain, prima di tuffarsi nella robotica poesia di Kelly, la sognante e rarefatta suite di Facing That o gli spazi siderali di Caresses, l'incantamento infantile di Violet Tree, quindi il passaggio da dancefloor di Slowly con la finale diluizione temporale di I'm Happy, She Said.
Ma certo il maggior successo di M83 è 'Dead Cities, Red Seas & Lost Ghosts', a cominciare dal roboante attacco di Unrecorded, dopo l'intro di Birds, passando per la perfetta cavalcata pop di Run Into Flowers e quindi i cupi e distorti organi di In Church. I riverberi sognanti della splendida On A White Lake, Near A Green Mountain bilanciano le possenti accelerazioni di America. Mentre Be Wild e Cyborg in controtempo sembrano specchiarsi in evocazioni tra Ultravox ed Eighties, aprendo alla sognante Gone e alla caducità finale di Beauties Can Die. È forse il picco produttivo di M83, a un passo da Sigur Rós e Mogwai, oltre i conterranei Air.
Mentre 'Before The Dawn Heals Us' è già una svolta più diretta verso il ritorno di quegli anni Ottanta, dai quali notoriamente “non si esce vivi”. C'è la cupezza dei timpani di Moonchild ad aprire una sinfonia forse troppo sovraccaricata. Quindi l'hit Don't Save Us From The Flame prima della nostalgica Farewell/Goodbye. È un mood più oscuro e a tratti rabbioso quello che attraversa questo lavoro praticamente solista di Anthony Gonzalez, passando dalla sepolcrale In The Cold I'm Standing ai fendenti da asterisco della sesta traccia, quindi alle sfrenate Teen Angst e A Guitar And A Heart, prima del trittico più riflessivo che da Can't Stop giunge a Let Men Burn Stars.
È un piacere riascoltare questi tre lavori di M83 a distanza di anni. Anche un'occasione per il pubblico più giovane, perché la filiazione Eighties–shogaze, dream pop, post-rock, electro che dir si voglia – è tuttora viva e vegeta: dalle camerette degli attuali teenagers, agli affreschi da colonna sonora metropolitana e suburbana quotidiana.
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