Bob Mould Beauty And Ruin  2014  Merge Records di Giancarlo De Chirico

Dopo l’intensa e geniale stagione con gli Hüsker Dü, Bob Mould si dedica da venticinque anni ormai ad una carriera solistica che ha conosciuto degli alti e bassi, a cominciare dall’incontro con il lo-fi, proseguendo con una rilettura acustica del suo songwriting fino ad una improvvisa accettazione delle contaminazioni elettroniche. Adesso per Bob Mould è arrivato finalmente il momento di far quadrare i conti fra passato e presente e la cosa dobbiamo dire che gli riesce piuttosto bene.

Messo da parte il ricorso all’elettronica che appesantiva molte sue composizioni, questo 'Beauty And Ruin' è un album che prosegue il discorso iniziato con il precedente 'Silver Age' e lo porta ad un suo naturale compimento. Il disco passa da episodi grandissimi, di natura epica, come l’iniziale Low Season, un rock Anthem di inaudita potenza ed intensità, o come l’afflato punk che risiede ancora su Kid With Crooked Face e Little Glass Pill, a momenti di scarsa vena come Tomorrow Morning e Fix It, due brani un po’ banali.

Risultano però senz’altro piacevoli ballate essenzialmente acustiche come Forgiveness e Let The Beauty Be, ma poi è soltanto attraverso composizioni davvero mirabili come I Don’t Know You Anymore, il nuovo singolo, e l’intensa Fire In The City, che Bob Mould ritrova se stesso, le sue radici, il suo essere stato la mente pensante degli Hüsker Dü.
Il resto dell’album prevede momenti di gustoso power pop come Nemeses Are Laughing eseguiti sempre a grande velocità insieme con Jason Narducy, al basso, e Jon Wurster alla batteria.

Un rock aggressivo carico di melodia, è questa la formula vincente di un Bob Mould che rilegge il suo passato con ritrovata energia. Album onesto e sincero che vi consiglio di ascoltare.

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15/10/2014 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati