|
BENVENUTO SU EXTRA! MUSIC MAGAZINE - La prima rivista musicale on line, articoli, recensioni, programmazione, musicale, eventi, rock, jazz, musica live
|
|
|
|
|
|
The Raveonettes
Pe’Ahi
2014
Beat Dies/Audioglobe
di Valerio Di Marco
|
|
Nel 2003 i Raveonettes furono tra i primi a rispolverare l'estetica shoegaze dopo un decennio in cui era caduta nel dimenticatoio. Quell’immaginario partorito negli anni ottanta dalla mente dei Jesus And Mary Chain e magnificato nel 1991 da “Loveless” dei My Bloody Valentine aveva fatto proseliti negli anni immediatamente successivi ma poi era sparito misteriosamente nel nulla fino a che, a partire - appunto - dagli albori dello scorso decennio, una schiera sempre più fitta di giovani band su entrambe le coste dell'Atlantico ripresero a “fissarsi le scarpe”. E la rivoluzione stavolta attecchì anche altrove, dall’elettronica ai gruppi neo-psich, facendosi stile, approccio, filosofia. I Raveonettes, come dicevamo, certe sonorità le riscoprirono prima di altri, anche se poi negli anni ne hanno forse un po' troppo abusato facendosi superare (se non doppiare) da band più giovani e fresche come A Place To Bury Strangers e The Pains Of Being Pure At Heart, che pure erano nate dopo. Tuttavia, con ”Pe'Ahi” (nome mutuato da una spiaggia delle Hawaii) Sune Roe Wagner e Sharin Foo qualche soluzione ammirabile riescono ancora ad offrirla, pur non aggiungendo nulla di nuovo a quanto già detto. La formula è sempre quella pop-gaze che aveva caratterizzato anche il precedente, ottimo “Observator”, vale a dire fase compositiva brillante, melodie nascoste sotto una fitta coltre di chitarre stratificate e voci eteree a sublimare un mix altrimenti ostico e “spaccaorecchie”. E ostiche, o per meglio dire introspettive, sono anche le liriche. “Pe’Ahi” è stato scritto nei giorni che seguirono la morte del padre di Wagner, e in gran parte dell'album il tema del rapporto padre-figlio risulta in primo piano, sia esplicitamente - come in Kill!- che sottotraccia. Ma è musicalmente che si registrano le novità più interessanti, con un uso decisamente maggiore di suoni ed effetti, specie per quello che riguarda la parte ritmica trainata dai battiti cibernetici della drum-machine, mentre la scrittura si mantiene a livelli mediamente accettabili che in alcuni casi rasentano l'eccellenza, come nella bellissima A Hell Below, l'allucinogena Sisters e la “madonniana” Killer in The Street. Perchè “Pe'Ahi” è un disco che profuma tremendamente di eighties, pieno di suggestioni ninethies e che fa il verso agli anni zero dei tanti nipotini che a zio Wagner e zia Foo dovrebbero solo dire grazie. Perché saranno pure danesi, ma l’hanno sempre saputa lunga più degli altri.
|
|
//www.youtube.com/embed/TXMt5ajaEd8
20/10/2014 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|
|
|
|
|
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|