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Simple Minds
Big Music
2014
Sony
di Maria Grazia Umbro
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Novembre 2014 segna il ritorno dei Simple Minds con il 16° album in studio dal titolo 'Big Music' dopo cinque anni passati principalmente in tour celebrativi, non ultimo il giro estivo in Italia lo scorso luglio, occasione per annunciare l’arrivo del nuovo disco e presentare in anteprima il brano che gli darà il titolo.
Un ritorno davvero alla grande per la band scozzese che ha segnato un periodo musicale, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, con quella sperimentazione che ha sdoganato l’elettronica nella New Wave influenzando tante delle band che sarebbero venute alla luce dopo.
La forza di questo disco, che arriva dopo un decennio in cui i Simple Minds hanno pubblicato due album ('White 050505' nel 2005 e 'Graffiti Soul' nel 2009) e un cofanetto celebrativo dei loro primi cinque album con successivo fortunatissimo tour mondiale 5x5 Live, è la riscoperta di quella grinta e quella voglia di raggiungere le persone attraverso canzoni potenti; elettronica quanto basta mescolata a riff armonici, ritmo incessante e suono epico. C’è coerenza, non si sente alcun distacco dalle produzioni più pop degli anni ’90 nonostante la distanza anagrafica, anche se riascoltandolo un paio di volte, soprattutto in Kill Or Cure e nel brano di apertura Blindfolded, si torna ancora più indietro nella loro carriera.
Quando li abbiamo visti la scorsa estate abbiamo avuto l’impressione che fossero davvero in gran forma, nonostante l’età e l’innegabile flessione avuta in passato proprio nel momento in cui dalla New Wave degli esordi passarono ad un più accattivante pop da classifica a cavallo dei primi anni ’90: album come 'Street Fighting Years' e 'Real Life' contengono alcune buonissime canzoni e io ci sono anche particolarmente affezionata, ma il sound non è certo quello di 'New Gold Dream', e questo anche a causa di avvicendamenti non proprio fortunati tra i membri della band, in particolare l’abbandono del tastierista Mick MacNeil.
Come gli era già capitato di fare in passato, si sono risollevati; si sono presi del tempo per ricaricarsi con l’affetto del pubblico che ha riempito le platee per riascoltare quel pezzo di storia degli esordi e a quel punto si sono sentiti pronti per mettere a punto un po’ di canzoni che rievocassero la loro vena Dark-New Wave attraverso un percorso più pop-rock-elettronico che ha dato i suoi risultati. Il disco suona bene, sprigiona energia e fa ballare. Non tradisce le aspettative e regala 12 ottime canzoni coerenti sia con la loro storia che con i tempi attuali. Alle due tracce già segnalate in precedenza, Kill Or Cure e Blindfolded, in una ideale classifica dei brani migliori del disco, aggiungerei Imagination e Broken Glass Park.
Insomma, Jim Kerr & soci hanno finalmente confezionato un buon disco di inediti (disponibile in versione standard, deluxe e vinile). Da ascoltare e riascoltare, e riascoltare ancora, senza troppi fronzoli. In fondo sono delle menti semplici…
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06/11/2014 -
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