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Gradito ritorno della band canadese che - dopo un fragoroso esordio nel 2004 con 'You’re A Woman, I’m A Machine' - si era persa lungo le scene dell’indie rock internazionale per poi sciogliersi definitivamente nel 2006. Adesso, esattamente a dieci anni di distanza dalla pubblicazione del loro debut album, il duo di Toronto, composto da Sebastien Grainger, voce e batteria, e da Jesse F. Keeler, basso e tastiere, pubblica questo 'The Physical World', un album che costituisce il sigillo ideale per il loro ritorno, di nuovo insieme, questa volta con una maggiore consapevolezza e una raggiunta maturità compositiva.
Sì perché la formula è più o meno la stessa, un misto di garage rock, di stoner metal e di dance punk, ma l’energia è meglio direzionata, i nuovi brani fanno centro subito e il nuovo album è decisamente migliore del suo predecessore. Al contrario di come vanno le cose nel rock e al di sopra di qualsiasi aspettativa i DFA’79 sono tornati per restare e fanno sul serio: gli undici brani che compongono il disco sono ben assemblati e altrettanto ben strutturati in un misto di solid rock e funambolici riff chitarristici.
Ma andiamo per ordine: Cheap Talk regala bordate di hard rock e mette in luce un basso ventrale dalle sonorità letteralmente straripanti, mentre Right On, Frankestein!, il brano guida del nuovo album, è un fantastico singolo, una scheggia di punk rock, tirata a velocità folle lungo sentieri che sfiorano la “dance hall” senza però restarne contaminati. Virgins e White Red sono dei brani di stoner rock cadenzati e con un substrato armonico davvero considerevole. Always On è un brano molto dinamico e coinvolgente, un altro piccolo capolavoro del disco dotato di un refrain al quale è impossibile sottrarsi. Magnifica anche Crystal Ball, che possiede un Groove esaltante, un ritmo che vi arriva direttamente in pancia: impossibile restare fermi! Trainwreck 1979 è un punk rock molto serrato e frizzante, mentre le chitarre di Nothing Left, sferragliate a dovere, ci offrono altri momenti musicali di pregio, dove la tradizione punk si mescola con il metal in un contesto più moderno, non lontano da un dancefloor sofisticato e ribelle. Government Trash è urlata a squarciagola e non ammette distrazioni o momenti di riflessioni, più guitar oriented invece Gemini, martellante e serrata, con un crescendo fulminante.
Proprio alla fine dell’album ci imbattiamo in The Physical World, la title track, un brano travolgente, una botta di hard rock che definirei evocativo, che viene eseguito a velocità molto sostenuta, un suono che emerge da un diluvio di echi apocalittici ed infernali e ci spiana la strada verso destinazioni ignote! Un gran bel sentire, a volume alto, poco importa del rischio che corrono le vostre casse acustiche!
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