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Potente. Oscuro. Metallico. Infernale. E’ il suono di Thot, progetto ideato e guidato dal belga Grègoire Fray, che dal 2005 concorre allo sviluppo della scena industrial-rock europea col suo marchio fortemente peculiare tanto da aver egli stesso inventato l’espressione ‘Vegetal Noise Music’ per descrivere la sua musica ironizzando sulla mania di molti di etichettare ogni cibo che mangiano. Perché forse, in musica come in gastronomia, più che di etichette avremmo bisogno di buon cibo. Musica noise vegetale, dicevamo. E “The Vegetal Noise Lovers” sono i sostenitori di Fray in giro per il mondo, una comunità in continua espansione col quale il Nostro ha sviluppato un rapporto stretto e senza mediazioni grazie ad un network digitale che, tra le altre cose, permette ai fan di partecipare fattivamente alla fase creativa inviando video e remix. Ma la stima e il rispetto Fray se li è guadagnati grazie anche a live-act dal fortissimo impatto sonoro e visivo. Elettronica, elettricità e video-performance per un mix ‘assassino’. Del progetto fanno parte anche Gil de Chevignè (percussioni, synth), Hugues Peeters (piano, tastiere), Julien Forthomme (basso, tastiere) e lo scenografo Arielle Moens (voce, proiezioni video).
Ok, ma i riferimenti musicali ? Ascoltando ”The City That Disappears” la prima cosa che viene in mente sono i Nine Inch Nails. Ma c’è sicuramente di più, a partire dalla techno europea. Basta ascoltare i lavori passati, che coprono già l’arco di un decennio. Nella discografia figurano infatti, oltre a due full-lenght (“The Huffed Hue”, del 2005, e “Obscured By The Wind”, 2011) e due EP (“Ortie”, 2009, e “Fall Of The Water Towers”, 2012), anche remix di artisti quali Carina Round, Justice, Depeche Mode e Amenra. Roba da far tremare i polsi. E allora vale la pena lasciarsi rapire dalle atmosfere della ‘città che sparisce’, alla scoperta di nuovi modi di intendere le aree urbane. Forse vi perderete, ma sarà bello.
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