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Un ritorno in grande stile quello di Bryan Ferry, carismatico vocalist dei Roxy Music che proprio non vuole smettere di sorprenderci. L’album si intitola 'Avonmore' ed è praticamente impossibile non cogliere una sottile assonanza con 'Avalon', strepitoso album dei Roxy Music del 1982. Tanto tempo è passato da allora, ma l’atmosfera è la stessa: un intrattenimento raffinato ed elegante all’insegna di un classic rock di categoria superiore. Si tratta del quattordicesimo album in studio come solista dell’artista britannico che - malgrado l’età avanzata e un innegabile affaticamento vocale - è comunque in grado di offrire un prodotto musicale di alta qualità, grazie anche ai numerosi ospiti/amici musicisti coinvolti nell’operazione. Il disco si articola su dieci composizioni, otto delle quali assolutamente nuove, scritte da Bryan Ferry in persona, che ha anche prodotto l’album, insieme a Rhett Davies, suo fidato tecnico del suono.
Send In The Clowns invece è un riadattamento del tema musicale composto da Stephen Soldheim nel 1973 per il musical “A Little Night Music”. E ancora, Johnny And Mary - cover molto ben riuscita del noto brano scritto da Robert Palmer nel 1980 - è stata magnificamente arrangiata insieme a Todd Terje, produttore e dee- jay norvegese.
L’album è stato registrato negli studi privati dello stesso Bryan Ferry che si trovano proprio ad Avonmore Road, nella zona di West Kensington a Londra. Il disco - che è stato mixato da Craig Silvey (già al lavoro con gli Arcade Fire, Editors , Horrors e Portishead ) - vede la partecipazione di Johnny Marr, ex chitarrista degli Smiths, che ha scritto insieme a Bryan Ferry due brani: Loop De Li, che è il primo singolo, e Soldier Of Fortune, una rock ballad sontuosa (da non confondere con un brano omonimo dei Deep Purple). Fra gli altri special guests da segnalare Flea, dei Red Hot Chili Peppers, al basso, Neil Hubbard, Nile Rodgers, Marcus Miller, Mark Knopfler, Ronnie Spector , Oliver Thompson e Tara Ferry, il figlio di Ferry, che si divide le parti di batteria con Cherisse Osei. L’album è guitar oriented ma contiene anche un retrogusto tipicamente funky e si lascia ascoltare che è un piacere! Canzoni sensuali ed intriganti, come la bellissima Lost, un lento che assomiglia a tante altre cose dei Roxy Music di 'Avalon'', tanto per intenderci, ma che va benissimo così, con quel suo languido ricordo di un amore perduto, quello di Amanda Sheppard, la sua ultima moglie, di trenta anni più giovane di lui, da cui si è dovuto separare dopo appena due anni di matrimonio.
Composizioni aperte, ariose e dalla chiara valenza ipnotica, un rock morbido, ma assolutamente micidiale, che strizza l’occhio sapientemente a tanti altri generi musicali, senza mai perdersi nella banalità. Album da non perdere.
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