Miriam In Siberia Failing  2014  CD autoprodotto di Valerio Di Marco

Sono campani ma vivono meglio al freddo. Sono italiani ma cantano in inglese. Che ai Miriam In Siberia stia stretta la dimensione nazionale appare chiaro fin dalla copertina di ”Failing”, loro terzo album, sulla quale è ritratta una veduta dall’alto della tundra siberiana.
Ma anche tra i solchi di questo EP lungo (o LP corto) è possibile scorgere riferimenti tutt’altro che nostrani, dal psych-rock con ambientazioni gotiche al doom più estremo passando per lo stoner. Tutto ovviamente in chiave moderna, tra synth spaziali, fuzz e doppie voci, sulle orme dei grandi dell’ “heavy” americano di oggi (Pontiak, Arbouretum, Black Mountain, White Hills) e di ieri (Earth, Oneida, Alice In Chains), con echi provenienti dalla notte dei tempi (Neil Young, Atomic Rooster).
La band di Aversa capitanata da Ferdinando Puocci riprende il discorso iniziato col precedente “Vol.2” (2011) ma fa registrare un ulteriore step nel suo processo di maturazione stilistica. Un’evoluzione, altro che caduta!
Anche perché il sound è di quelli tosti, aggressivi, che sanno stare in piedi. Netto e tagliente come la scelta di cantare in inglese, lingua che ben si adatta alle atmosfere scure ed imponenti di un album che sarà pure poco poetico ma molto, molto diretto.
E così le schitarrate in apertura della “zeppeliniana” title-track (a sua volta opener del disco) sembrano una dichiarazione d’intenti; così come il doom di Raise Your Hands sembra intimare all’ascoltatore di arrendersi al suo groove pesantissimo; Down From A Mountain, invece, è una ballad oscura dai forti sapori seventhies; We Wanna Know squarcia il cielo riprendendo i temi mistici cari alla band; e Don’t Anyone è una lunga cavalcata psich che fa viaggiare la mente.
Insomma, ascoltare “Failing” sarà come attraversare a piedi una lunga distesa innevata. Ma alla fine sarà come aver volato.

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14/01/2015 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati