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Giordano Montecchi è il responsabile di questo progetto, partorito dalla sua mente e traslato in musica dall’Orchestra Spaziale. Il titolo del lavoro è semplicemente ”Orchestra Spaziale meets Zappafrank”. Considerata la grandezza sproporzionata del lavoro di questo titano della musica, la preparazione per affrontare questa sfida è stata faticosa e si è sviluppata tetradimensionalmente: selezione, trascrizione, riflessione e arrangiamenti sfociati anche nella riscrittura di alcune partiture. Il combo insomma non ricalca pedantemente il lavoro del grande Frank, né lui l’avrebbe mai voluto, ma scava a fondo nelle radici estirpandole per ripiantarle altrove. L’orchestra affonda le unghie nella fisionomia di Zappa modificandone, ma solo in parte, i connotati. Nata nel 2000 ma protrattosi dal vivo fino al 2005, l’Orchestra Spaziale riuscì a catturare alcune esibizioni, effettuando qualche registrazione che oggi è stata rivista e sottoposta a un trattamento di forza, la modifica dei suoni, il mastering e la post produzione hanno fatto il resto rendendo possibile tutto questo. Alcuni brani sono versioni integrali, altre take diverse per arrivare alla versione definitiva. Dietro la consolle troviamo Riccardo Nanni che riesce a ottenere coerenza e freschezza fra composizioni complesse proveniente da varie sessioni. Pygmy Twylyte (You Can’t Do That Mazurca On Stage Anymore) e delicate How Could Be Such A Fool, sono esempi efficaci del suo lavoro e della coesione fra i membri dell’Orchestra. In Stick It Out appare anche una citazione famosa sulle note dell’assolo che riporta direttamente a Jimi Hendrix e alla sua Third Stone From The Sun. Fra i vari musicisti e collaboratori appaiono, senza un ordine preciso, Giordano Montecchi, Franco Fabbri, Giovanni Ottolini, Roberto “Ape” Fabbi, Stefano Roffi, Pino Saulo, Emiliano Li Castro, Stefano Scodanibbio, Gastone Mencherini e famiglia, Giancarlo Montorsi, le Officine Musicali di Nonantola, Mario Barrai, Angelo “Agi” Catignani, tutti gli Zappateers, Alessandro Pizzin, Francesco Gentile e tutti i collaboratori del Debra Kadabra, Ale Sordi, Sandro Oliva, Michele Montevecchi e Antonio Cosco del Container Club, Mustafa Cengic, Massimo Simonini, Andrea Tomassetti, Raimondo Rocco, Claudio Lanteri. Qualunque cosa riguardi Zappa merita molto rispetto e più di un ascolto approfondito, di sicuro meno parole sputate da giornalisti musicali che a Frank non sono mai andati giù più di tanto («Buona parte del giornalismo rock è composto da gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere..»).
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