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Dopo l’eccellente 'Consequences' e l’altrettanto valido 'Other World', scritto in collaborazione con Gary Lucas, Peter Hammill, vocalist e principale compositore dei Van Der Graaf Generator, ritorna a pubblicare un album solista. Il disco si intitola 'All That Might Have Been' ed è praticamente una sintesi, altamente drammatica e dalle tonalità molto forti, di tutta la poetica di Hammill, di tutto il suo percorso musicale che spazia dal Rock Progressivo alle ballate più intimiste fino ad arrivare più recentemente all’elettronica e alla musica sperimentale.
L’album ha avuto una gestazione di ben diciotto mesi ed è articolato su tre cd (anche se è disponibile la versione con un solo disco). Si parte con The Cine, il cd 1, il lavoro principale, se così si può dire, che ci presenta ben ventuno composizioni, brevi ma intense. Settanta minuti di sonorità dalla valenza cinematica che si inseriscono perfettamente in un contesto però che ha più il sapore di un’opera teatrale che di una colonna sonora di un film. Dialoghi fitti, una narrazione potente, intaccata da chitarre elettriche distorte (come non si sentiva da tempo) da partiture di piano altamente melodiche e dalla voce ineguagliabile di un Peter Hammill che non vuole saperne di invecchiare, che continua ad esplorare i confini del suono e a forgiare melodie epiche di una straziante autenticità. E’ il canto alienato dell’Uomo moderno giunto al termine del suo percorso? Forse. Possiamo solo dirvi che i racconti di Alien Clocks e di Piper Smiles, i due personaggi centrali dell’opera musicale, si intrecciamo con domande esistenziali, con dubbi ed angosce che appartengono poi a tutti.
The Songs, il cd 2, che troverete solo nell’edizione deluxe, è invece una riproposizione in una chiave però più completa dei dieci temi portanti del disco: Upon A Sixpence, Someday, Direspect, An Outlier ed altri titoli. In questo caso la tessitura armonica è più tradizionale, ma comunque eccellente. E’ solo un modo per gustare meglio, quelle intuizioni che compaiono appena accennate su The Cine.
Per quanto riguarda invece The Retro il cd 3, si tratta di quattro lunghe composizioni che riproducono temi musicali già ascoltati sul cd 1 in una chiave più rallentata e/o altamente sperimentale. I brani sono quasi esclusivamente strumentali, sono inoltre il risultato di momenti di improvvisazione e riportano in maniera quanto mai evidente echi del soggiorno giapponese di Peter Hammill, un viaggio che è stato per lui occasione di riflessione e di incontro con una cultura diversa e che ha sostanzialmente determinato la nascita di questo album, complicato e difficile quanto volete, ma bellissimo.
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