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Belle & Sebastian
Girls In Peacetime Want To Dance
2015
Matador
di Andrea Salacone
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Autori di numerosi album per lo più incentrati su gradevolissime canzoni pop dal gusto rétro, con il nuovo 'Girls In Peacetime Want To Dance' i Belle And Sebastian fanno un passo falso. Se si fossero limitati a pubblicare un EP, le frecce al loro arco non sarebbero mancate: ottimi i primi due brani Nobody’s Empire e Allie, un mix felicissimo di grazia, melodie sbarazzine, un pizzico di Housemartins e cantato à la Donovan. The Party Line inciampa in un suono volutamente anni Ottanta che diventa il tratto distintivo dei pezzi seguenti, lo scialbo The Power Of Three e il lungo quanto inutile The Cat With The Cream, ridondante nel suo profluvio di archi.
Si riprende un po’ quota con Enter Sylvia Plath, sebbene il sound rimanga ancorato al decennio sopracitato. The Everlasting Muse, il cui titolo contraddice la natura di un disco nel quale l’ispirazione sembra languire, è una boccata d’aria fresca che ci riporta a dei Belle And Sebastian intimisti a braccetto con i Calexico. Passabili l’acustica Ever Had A Little Faith? (ma il repertorio del gruppo è già pieno di simili composizioni) e The Book Of You, mentre Play For Today, quasi otto minuti di ulteriore sbornia anni Ottanta, allunga scelleratamente il brodo.
I fan gradiranno il disco, a prescindere; i meno indulgenti storceranno il naso di fronte a questa poco convincente contaminazione “vintage/vintage ma non troppo”: l’apertura, forse, di un nuovo capitolo della carriera di Stuart Murdoch e soci che non tutti saranno desiderosi di leggere.
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26/01/2015 -
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