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Minot
Equal/Opposite
2014
Golden Antenna
di Valerio Di Marco
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La musica strumentale è il nuovo suono. Sembra questo il motto dei californiani Minot, che con il loro album di debutto si propongono di continuare il lavoro iniziato a suo tempo da Slint, Trans Am e Bastro, iniziatori del post-rock agli albori degli anni novanta. Perchè sì, oggi gli Slint suonerebbero così, compatti, uniti in un unico corpo elettrico che vale più della sommma delle singole parti. Che nel caso dei Minot sono Matthew Solberg alla chitarra, Ben Thorne al basso e Shannon Corr alla batteria. Ma a rendere il tutto così coinvolgente è l'urgenza espressiva di questa band che fa della potenza, l'abrasività e l'aggressività i suoi punti di forza. In alcune tracce sembra di riascoltare i Fugazi con l'eccezione dell'assenza della voce. E, come per i Fugazi, il primo ascolto induce immancabilmente al secondo. E al terzo. E così via in una spirale sempre più godereccia. E anche se sono solo al primo album, i Minot dimostrano di saper già mescolare alla perfezione componenti apparentemente agli antipodi senza scadere nell'ovvio ma anzi permeando le coscienze e aprendo orizzonti inaspettati con la creazione di nuovi spazi che non hanno bisogno di essere riempiti con la voce. Bastano gli strumenti. Perché, come dicevamo in apertura, la musica strumentale è il nuovo suono. E allora quale modo migliore per ascoltarli se non tenendo il volume al massimo.
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29/01/2015 -
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