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Con Curtis Harding sembra di entrare in una bolla temporale '60s & '70s, ma non solo: quella del soul e dell'R&B senza tempo, ancorato a basements e “localacci” che non smetteremmo mai di frequentare, accompagnati da fumose bevute di rhum. È un piccolo capolavoro questo disco fatto di 10 brevi perle che raramente superano i 4 minuti l'una. ”Soul Power” il titolo e sembra condensare tutto il black, ma anche il dark, di un giovane afroamericano accigliato, con baffi, chitarra, sigaretta e tatuaggi, come da copertina.
E si inizia subito con batteria/chitarra/basso di Next Time, quasi da lo-fi indie, che poi si apre in fiati e organo, con video patinatissimo in circolazione da tempo per Saint Laurent music project: https://www.youtube.com/watch?v=IPLRO3uXsp4. Subito dopo ecco la partenza soffusa di Castaway, sempre con quella voce che invita ad alzare a palla lo stereo e perderti in chitarre da fine nottata. Poi una Keep on Shining che al vostro provincialotto recensore fa pensare alla blacksploitation riscoperta da Quentin Tarantino, con cori che si perdono nell'aria. Preziosismi vocali incantano la riflessiva Freedom, con la bacchetta sul rullante: «As long as you stay on your road/You will find freedom/Doesn't matter where you go/You will find freedom». Surf sembra spiazzare, perché ha una batteria che parte tra possanza indie e ironia Fine Young Cannibals. E i poco più di due minuti di I Don't Wanna Go Home sembrano una cavalcata acustica e spensierata. Beautiful People suona nostalgica, malinconica ed essenziale «Hey there beautiful people / All you weary roam / Now draw the line / Seize the time / Build a home». Basso e batteria di The Drive spaccano, direbbe il coatto che è in noi, pensando anche al primo Lenny Kravitz, mentre Heavens On The Other Side ci proietta in una fumosa discoteca '70s verso l'alba, tanto quanto Drive My Car, Bluesy declina in un blues con cori e strascichi alcoolici. Ancora grandissima abilità vocale nel gorgo soul di I Need A Friend, per chiudere con l'affollata Cruel World.
Soul power, ma anche Black power: ancora e ancora. Sembrano affacciarsi tutti i classici black and soul in questo tanto oscuramente splendente, quanto sottovalutato (in Italia), lavoro di Curtis Harding: da Curtis Mayfield a James Brown, ma con la ruvidezza nera e furiosa del fomento da strada calato negli anni Dieci della rabbiosa Grande Depressione. Se non sembrasse scontato sarebbe da gridare al talento geniale di Curtis Harding, augurandogli non venga dissipato. Intanto brindiamo al suo genio.
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