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Si avvertiva da tempo, da parte di fan (e non) di Marilyn Manson, la voglia di assistere ad una spinta verso l'alto, ad una sterzata decisiva della sua carriera musicale che, negli ultimi anni, sembrava destinata ad una parabola sempre più discendente. Le recenti produzioni e un certo assenteismo dalla scena live, infatti, - perlomeno come solo performances - avevano fatto traballare l'inesauribile fiducia riposta nelle capacità artistiche del Reverendo, lasciando con l'amaro in bocca critica e buona parte del pubblico.
'The Pale Emperor' - questo il nome della sua ultima fatica - è dunque da subito diventato il banco di prova di un rocker che rischiava di diventare una maschera di se stesso. Fin dal primo ascolto, il blues - già presente a sprazzi in alcune ultime produzioni di MM (vedi il brano Four Rusted Horses di 'The High End Of Low', ndr) - si dimostra il referente principale del disco, a cominciare dal singolo Third Day Of Seven Day Binge che ci trascina nelle sue spire lente e infernali sulla scia del fuzz minaccioso del basso.
L'album, comunque, alterna ai suoni blues l'heavy rock e i frammenti industrial di sempre (Deep Six) accompagnati da urla, cori di sottofondo e vocals tanto cari al Nostro. È impossibile non notare come il cantato sia sempre più smorzato rispetto alle precedenti produzioni e sostituito perlopiù dal crooning e dal vibrato. Del resto, il dubbio che a livello vocale Brian Warner non riesca a reggere il confronto con vent'anni fa, anche basandosi sui recenti live, è oramai diventato amara certezza. Ma questa nuova veste minimalista del cantato e dello stile - un po' Bowie "Duca Bianco" un po' Frank Sinatra satanico - è adatta allo stato attuale della sua voce e, comunque, non dispiace affatto.
L'album, comunque, non è tutto rose e fiori e non mancano le falle nel sistema: Killing Strangers, ad esempio, non ha mordente e la collocazione a inizio disco è imperdonabile. In alcuni momenti si ha come l'impressione che MM non riesca ad allontanarsi dal porto sicuro del glorioso passato e che tenti ancora di emularlo (difficile scrollarsi di dosso il ruolo dell'Anticristo e soprattutto certe brutture musicali precedenti). Per fortuna le tracce successive, tra cui Cupid Carries A Gun, The Mephistopheles Of Los Angeles e The Devil Beneath My Feet, risollevano le sorti del disco e restano ben impresse nella mente con i loro ritmi catchy e orecchiabili, uniti alla giusta dose di introspezione delle liriche.
A conti fatti, dunque, grazie anche al supporto di musicisti (finalmente) meritevoli e del nuovo amico del cuore Tyler Bates, 'The Pale Emperor' funziona e rappresenta senza dubbio il primo passo dell'amato-odiato Brian Warner verso la giusta direzione.
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