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Trophy Scars
Holy Vacants
2014
Monotreme Records
di Valerio Di Marco
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Quarto album per i Trophy Scars, dal New Jersey, seguito del fortunato “Never Born Never Dead” del 2011. Pensato inizialmente come una sceneggiatura, ”Holy Vacants” presenta un bizzarro miscuglio tematico a base di mitologia, religione e storia delle civiltà antiche. Tutte cose che il leader e compositore Jerry Jones studia da una vita. L’album ruota attorno alle figure di due innamorati che scoprono che il sangue degli angeli non è solo la fonte dell’eterna giovinezza ma contiene anche la formula base del Qeres, la sola e unica sostanza in grado di uccidere angeli e nephilim, ossia la prole generata dall’unione tra i primi e gli esseri umani. Questo unguento si dice inoltre che fosse utilizzato dagli antichi egizi durante il processo di mummificazione per permettere al defunto di esalare il primo respiro nell’Aldilà. Tutto troppo funereo? Forse sì, ma questi argomenti sono solo metafore utilizzate per affrontare temi più terreni come l’idealizzazione dell’adolescenza e la perdita dell’innocenza. Ed è anche il modo, molto personale, di Jones di tracciare una linea su una relazione appena terminata. «L’album parla di come essere innamorati di una persona al punto da venirne distrutto» – racconta il vocalist – «e scriverlo è stato per me un modo per esorcizzare quest’esperienza». “Holy Vacants” più che l’album definitivo della band è stata una vera e propria rinascita. «La sua realizzazione ci ha aperto le porte dell’immaginazione e grazie ad esso abbiamo capito di cosa siamo capaci e quanto ancora dobbiamo investigare all’interno di noi stessi». Alla fase di composizione ha partecipato anche il chitarrista John Ferrara, fratello del batterista Brian, che Jones considera «un incredibile compositore». I suoi riff sono l’asse portante di molti pezzi, e ascoltando il blues catartico e psichedelico di Arcangel e Qeres ci si rende conto dell’evoluzione di questo tostissimo quartetto di Morristown e di quanto oggi il post-hardcore degli esordi sia solo un lontano ricordo. Qui le influenze vanno dal loro conterraneo Bruce Springsteen (Crystallophobia, Everything Disappearing, Extant) a Jimy Hendrix (Hagiophobia), passando per Guns n’Roses ed echi di Mars Volta. Insomma, un calderone di riferimenti lontani nel tempo e nello spazio che all’apparenza sembrano incompatibili ma che qui si conciliano alla grande.
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02/03/2015 -
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