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“La risposta dell’Occidente alla minaccia dell’Isis!”… Oppure… “Dal 31 marzo sarà vietato circolare con questo disco nello stereo dell’auto!”
Non mi sorprenderei affatto se 'The Day Is My Enemy' scatenasse dichiarazioni o proposte del genere, perché i Prodigy sono tornati e lo hanno fatto alla loro maniera, roboante. Questa è la nuova consacrazione, quella definitiva dacché, dopo alcuni anni tra oblio ed incertezze, si erano ripresi lo scettro della scena elettronica risalendo la china con l’ormai penultima fatica in studio, 'Invaders Must Die' (2009), cui va sommata anche la doppia release cd/dvd live 'World’s On Fire' (con gli estratti del live al Warriors Dance Festival da loro stessi organizzato l’anno successivo) ed ora sono nuovamente seduti sul trono.
Liam “Master H” Howlett e soci hanno capito la formula, aggiustando il tiro tra quello che fu l’unico mezzo passo falso della loro discografia quell’'Always Outnumbered Never Outgunned' (2004) al passo coi tempi ma privo dei loro tratti peculiari (fu infatti registrato senza i famigerati frontman Keith Flint e Maxim Reality) ed il sopracitato penultimo lavoro 'Invaders Must Die', pregno invece di ben calibrata autocelebrazione delle sonorità più riconoscibili della premiata ditta Prodigy.
'The Day Is My Enemy' è quindi una miscela esplosiva tra sonorità acide tipicamente rave anni 90, con ritmiche breakbeat/big beat, miste ad incursioni lo-fi, il tutto amalgamato in un missaggio che suona anche magistralmente moderno, come nelle migliori soluzioni revival di pregiata fattura, scandito da quelle velenose stoppate + ripartenze che ormai rappresentano l’ultraviolento marchio di fabbrica del trio electro-punk originario dell’Essex. Che la band creda molto in questo disco (che vedrà ufficialmente la luce nella sua interezza il 31 marzo) lo testimoniano anche i due singoli, più due ulteriori estratti, per un totale di quattro tracce rilasciate a partire da Nasty (fine dicembre) ognuna a distanza di un mese dalla precedente. Nasty ha subito dato l’idea che le “allarmanti” dichiarazioni di Howlett, che parlava di album violento come mai prima (e se lo dice lui…), corrispondevano a verità, per quanto il “tiro” da singolo conferisse al pezzo anche una certa orecchiabilità. La title-track (seconda estratta, ma non esattamente un singolo, ispirata nel titolo da un brano di Ella Fitzgerald che cantava “the day is my enemy, the night is my friend”) ha invece dato la reale misura di quella che sarebbe stata la “pasta” effettiva del disco, che ha a tutti gli effetti l’impatto di un bombardamento aereo. Il secondo singolo Wild Frontier ha un ritmo frenetico ma si può paradossalmente definire “soft” (mai parola sarà più fuori luogo) in confronto a quello che sarebbe stato l’ultimo “antipasto” prima della release completa. Wall Of Death infatti è una dichiarazione di guerra, distruttiva ed epica al tempo stesso, che ricorda vagamente Take Me To The Hospital dell’album precedente.
I Prodigy fanno scuola e tracciano confini invalicabili per la concorrenza: o stai con loro o contro di loro, a meno che non abbiano già deciso di essere tuoi nemici, come dichiarato apertamente nella traccia Ibiza, che si scaglia contro lo “star system” dei dj, fuffa e nient’altro al loro cospetto. E’ anche un album a suo modo “furbo”, ma questo non necessariamente va visto come un punto a sfavore, semplicemente pare evidente come i Prodigy abbiano capito cosa si aspetta e cosa desidera il pubblico da loro e loro glielo danno, preparato ad arte ed infiocchettato, pezzi come Rythm Bomb ho paura anche solo ad immaginarmeli eseguiti dal vivo, mentre sembra palese che in sede live Beyond The Deathray sarà con ogni probabilità il momento di interludio per riprendere il fiato su cui Howlett avrà le luci della ribalta, come accadeva per Omen Reprise nel tour precedente. Ritroviamo anche Rok-Weiler, brano già pregustato dal vivo in tutta la sua veemenza anche nell’ultima sortita della band a Rock In Roma la scorsa estate.
Non sarà 'The Fat Of The Land', ma questo disco è realisticamente parlando quanto di meglio ci si possa aspettare da una band storica, che il punto più alto della sua carriera l’ha raggiunto quasi vent’anni fa ma che oggi riesce ancora a reclutare nuovi fan senza perdere i vecchi e senza sputtanarsi, onore.
Twitter: @MrNickMatt
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