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Ci eravamo lasciati più o meno a maggio dell’anno scorso, quando vi abbiamo raccontato nel dettaglio la registrazione del disco avvenuta allo Studio Jork (Slovenia), e la preparazione all’uscita inizialmente prevista a settembre 2014. E invece, quei ragazzacci dei Piccoli Omicidi ci hanno fatto aspettare fino a febbraio 2015, il 27 per la precisione, per vedere finalmente l’uscita del disco presentato presso il Circolo Arci Tunnel di Reggio Emilia.
Il lavoro è stato lungo, anche perché il disco è stato autoprodotto con il crowdfunding, e diversamente dal primo disco, in questa occasione i quattro musicisti hanno voluto dedicare più tempo, ed in prima persona, alla produzione artistica, insieme a Michele Pazzaglia. Il risultato, come in parte avevamo anticipato a suo tempo, è un disco più rock e personale, dove il contributo di ognuno è tangibile. “Suonare e registrare un disco live, secondo noi, porta inevitabilmente ad un prodotto molto più sincero ed onesto, rispetto a fare un lavoro più sbilanciato sulla post-produzione. Abbiamo anche, infatti, chiamato l'album "Piccoli Omicidi", per sintetizzare quella che è l'essenza del progetto. Senza fronzoli o sofisticazioni. In generale siamo molto soddisfatti del risultato finale poiché rispecchia molto quello che è il progetto Piccoli Omicidi, e lo abbiamo realizzato come si faceva una volta, quando si amava fare musica e ignorando qualsiasi logica commerciale” (Piergiorgio Bonezzi).
Il disco si compone di dieci tracce ognuna con una sua personalità, proprio come le diverse stanze di un hotel, dove contemporaneamente succedono tante cose diverse. Si parla di onestà e ipocrisia, verità e bugie, apparenza e sostanza, tutti temi abbastanza attinenti all’attualità; ma ci sono anche i sentimenti, belli e brutti, veri o presunti. Sono molti i richiami al nostro quotidiano, dall’influenza della TV e dei suoi messaggi subliminali che deviano le nostre vite, alla fede che acceca, o l’insicurezza materiale e morale dei nostri tempi. In linea di massima, si riallaccia in parte il filo conduttore del primo disco; ma solo in parte, perché qui si passa ad una lettura più personale e meno vetrinistica. Altro trait d’union è la presenza di una cover, anche qui scelta con un certo criterio.
Un’anticipazione del disco l’abbiamo avuta con il singolo frizzante e sbarazzino Sole e Venerdì pubblicato l’estate scorsa e il cui video è girato nel circuito del Jack On Tour 2014. Ma uno dei pezzi più significativi del disco è il brano Demodé che con una certa carica autobiografica rappresenta sufficientemente i Piccoli e il loro approccio controcorrente e distaccato rispetto alle mode e ai cliché ai quali si è costantemente vincolati oggi. Anzi, è da interpretare come il vero e proprio messaggio del disco: l’essere fuori moda, ma non in senso negativo, proprio nel senso ottimistico dell’essere normali in un mondo dove distinguersi ormai è una moda, un’esigenza di marketing e non una capacità innata, come infatti recita la canzone: “ci circondiamo di cani / perché siamo a corto di esseri umani e rinunciamo al rispetto / della gente speciale perché ci vuol più coraggio / ad esser normale”.
Ma non è tutto qui. Il brano centrale, titolo omonimo di disco e band, possiamo invece definirlo il biglietto da visita musicale. Qui mettiamo il bookmark delle sferzate rock: batterie e chitarre piene, il violino che da un’impronta quasi prog, e voci che raccontano con decisione, ma senza mai urlare. Oltre a queste, si nota un brano che inizialmente era solo strumentale, utilizzato per il teaser promozionale, si tratta di Pensione Miranda. Come ci racconta Pier: “la traccia del teaser promozionale, era già un pezzo che sarebbe stato incluso nel disco. Ma era solo una base musicale, che avevamo ideato durante la pre-produzione. Il testo, che ha completato il brano che sarebbe diventato "Pensione Miranda", è stato sviluppato la sera prima di entrare in studio a registrare le voci. A mio parere uno dei brani più riusciti, anche se "fuori schema”, a dimostrazione che, come dovrebbe essere, spesso le cose più efficaci sono quelle sulle quali non ci si riflette troppo sopra, ma escono di getto”.
Non è inconsueto definire il secondo album di una band un album “più maturo”, perché dopo l’esordio, dopo l’esperienza accumulata e la prova del nove dei live, si arriva con un po’ più di serietà e di concretezza ad un secondo lavoro. Be', qui siamo all’eccezione che conferma la regola: la maturità di questa band l’avevamo già saggiata nel 2011, fidandoci del fatto che, frutto anche di una collaborazione eccellente come quella con Benvegnù, il lavoro di produzione era stato molto attento e curato. In questo secondo round il gruppo ha affinato le proprie caratteristiche, ha approfondito la conoscenza di sé realizzando il disco in quasi totale presa diretta, ed ha potuto contare sul contributo illustre di Paolo Benvegnù (voce in Demodé) e di altri ottimi elementi quali il già citato Michele Pazzaglia (Jam Recording Studio), Luca “Roccia” Baldini (piano in Avendoti). Inoltre appaiono Patrizia Pieroni (voce in Demodè e POV), Francesco “Fry” Moneti (violino in Piccoli Omicidi e Leggero), e ancora Antonio “Cooper” Cupertino (che ha mixato la cover Povera Patria). Molto ma molto carino il voler citare singolarmente nel booklet tutte le persone che hanno partecipato al crowdfunding per la produzione del disco, non so dire quanto sia frequente ma la trovo una cosa apprezzabile, e che conferma la genuinità e l’umiltà di questo quartetto di maestri.
Allora, sarebbe davvero un piccolo omicidio non ascoltare il disco, almeno nell’attesa di vederli live in giro per l’Italia, cosa che sta per accadere da qui all’estate.
I Piccoli Omicidi sono: Piergiorgio Bonezzi (voce, chitarre, piano, sitar, programmazione), Giulio Martinelli (chitarre, piano batteria), Roberto Panisi (basso), Enrico Maria Bertani (batteria).
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