|
BENVENUTO SU EXTRA! MUSIC MAGAZINE - La prima rivista musicale on line, articoli, recensioni, programmazione, musicale, eventi, rock, jazz, musica live
|
|
|
|
|
|
Steven Wilson
Hand. Cannot. Erase.
2015
Kscope
di Anna Maria Parente
|
|
Un tempo mi ero fatta l’idea che la carriera di ogni musicista avesse un ciclo prestabilito: vi era il momento delle prove in garage (o nella propria cameretta), l’età aurea, gli anni “tranquilli” e il declino. Quest’ultima parte del processo era caratterizzata dal dimenarsi disperatamente per essere ancora accettati dal pubblico, nonostante il calo di fortuna e, forse, di creatività.
Col tempo ho dovuto ricredermi, perché ho capito che è possibile sfuggire a questo processo di decomposizione, esistono, infatti, artisti capaci di trovare un flusso alchemico da seguire per rigenerarsi. Tra di essi c’è anche Steven Wilson.
La mia convinzione è stata rafforzata ancora una volta grazie all’ascolto dell’ultimo album 'Hand. Cannot. Erase.': si tratta del quarto lavoro in studio dell’eclettico frontman dei Porcupine Tree ed è ispirato alla storia di Joyce Carol Vincent, una donna trovata morta in un appartamento a Londra nel 2006. La particolarità di questa vicenda è che la polizia scoprì che il decesso della donna risaliva al 2003. In quei tre lunghi anni nessuno si era accorto della sua assenza su questo pianeta, né amici, né parenti e nemmeno i vicini di casa.
Per Steven Wilson si tratta di una vicenda simbolica che mostra al meglio la vita nel XXI Secolo, in particolare quella all’interno delle grandi città nelle quali è molto facile isolarsi tanto da diventare invisibili. La narrazione corre lungo una prospettiva femminile e questa è una caratteristica fondamentale che separa 'Hand. Cannot. Erase.' dai tre dischi precedenti. I brani hanno un timbro intimo meno distaccato dal mondo esterno, una forza nuova, non c’è più lo Steven Wilson che scruta soltanto dentro se stesso o immagina un mondo altro, quasi trascendentale, in 'Hand. Cannot. Erase.' giace una coraggiosa empatia, il viaggio di una donna (alla quale dà voce Nina Tayeb) dentro la realtà vera, quella che opprime, logora, spaventa. Proprio questa paura accomuna l’artista con il filo rosso della storia del personaggio, la paura di un mondo bombardato da immagini violente, dalla tecnologia invadente, dal desiderio di costruirsi un bozzolo dentro il quale raggomitolarsi. Le esperienze della voce narrante influenzano la musica che in alcuni brani è molto melodica, in altri lacerante (ad esempio in Regret #9). Eclipsed Magazine ha definito l’album «un altro gioiello luccicante nella discografia di Steven Wilson».
|
|
//www.youtube.com/embed/PyelZ_KeUik
27/04/2015 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|
|
|
|
|
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|