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Nuovo disco per Jesse Malin, dopo cinque anni di assenza dalla scena internazionale. E’ il suo settimo album solo e vi diciamo subito che è davvero un bel sentire! Il disco si intitola 'New York Before The War' e il rocker americano, ex Heart Attack, ex D-Generation, da dieci anni artista solista, si rivela in questa occasione un eccellente songwriter e questo suo lavoro è destinato a fare centro al primo ascolto.
L’album è stato registrato ai Magic Shop e ai Flux Studios a New York City , sotto l’attenta guida di Brian Thorn, un produttore che ha lavorato in passato con i Coldplay e con David Bowie. Il disco si apre con una stupenda rock ballad per piano e voce intitolata The Dreamers, a cui fa seguito Addicted, il primo singolo, un brano deliziosamente up-tempo, dotato di un beat contagioso, un rock and roll dei tempi moderni, dedicato alla lotta quotidiana di quanti con voglia e con passione si scontrano contro i clichè e contro la sfera dei valori che dettano legge nella società attuale.
Molto più dura, anzi decisamente hard rock è Turn Up The Mains, un pezzo travolgente che addirittura ricorda nel riff Detroit Rock City dei redivivi Kiss! Brani come Oh Sheena, The Year That I Was Born, Bent Up e Bar Life sono invece delle ballate piuttosto morbide, ma risultano davvero ben congegnate.
Si torna a spingere sull’acceleratore e le chitarre elettriche questa volta spadroneggiano in lungo e in largo su Boots Of Immigration, Freeway e Death Star, composizioni ricche di energia corroborante. Deliziosa She Don’t Love Me Now, una ballata piacevolmente reggata che dimostra come si possa reagire in maniera diversa, non per forza rabbiosa, alle sfortune in amore. Ma i veri capolavori del disco per chi scrive sono due: She’s So Dangerous, una slow ballad costruita intorno ad un crescendo armonico davvero esaltante, e sul finale I Would Do It For You, una rock ballad che ricorda molto lo stile di Tom Petty & The Heartbreakers, un pezzo magnifico, dotato di un impianto melodico che fa venire i brividi a chi ascolta.
Da non dimenticare il fatto che hanno partecipato alla realizzazione del disco degli special guest di grande richiamo come Peter Buck, chitarrista dei R.E.M. e Wayne Kramer, un tempo chitarra solista degli MC5. Album da non perdere!
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