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Black Yaya
Black Yaya
2015
City Slang
di Giancarlo De Chirico
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Si chiama Black Yaya il progetto solista nonché album omonimo di David Ivar, ex Herman Dune che, dopo aver constatato il fallimento della sua band, si è recato in California, ha affittato un appartamento vicino al mare e ha cominciato a scrivere canzoni, accompagnato soltanto dalla sua chitarra.
David Ivar ha ritrovato come d’incanto la sua vena creativa e una ispirazione felice. Atmosfere morbide e solari, arricchite da un eccellente songwriting che si dipana piacevolmente lungo composizioni autentiche e genuine, frutto di un approccio “pop psichedelico” di ottima fattura, come nel caso di Flying A Rocket, il primo singolo tratto dal disco, o di Glad Things. Non mancano citazioni tratte dal folk rock dei primi anni Settanta, come Co & Behold, Vigilante e Under Your Skin che però sono arrangiate in chiave dub. Talvolta l’abbinamento fra chitarra acustica e armonica a bocca, insieme alla struttura delle canzoni, ricorda le vecchie ballate di Bob Dylan: sono tutte da ascoltare infatti composizioni come Watchman oppure come la straordinaria Through The Deep Night.
Chiude l’album una bellissima Save Them Little Children, una ballata d’altri tempi, evocativa e corale, un brano che ti cattura immediatamente per non abbandonarti più.
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30/04/2015 -
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