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Cesare Malfatti è un’icona del rock alternativo italiano, e a ben vedere la nostra scena indipendente non sarebbe stata la stessa senza di lui. Non si potrebbe dire altrimenti di uno che è stato membro degli Afterhours tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, quando cioè stavano muovendo i primi passi, e soprattutto co-fondatore dei La Crus insieme a Mauro Ermanno Giovanardi e Alessandro Cremonesi. Oggi Malfatti è un compositore solista con alle spalle una lunga serie di collaborazioni e progetti vari sia come compositore che come produttore. ”Una Città Esposta” è il suo quarto lavoro solista, ma non è solo un disco: è molto di più. E’ un progetto che abbraccia l’arte in tutte le sue forme stabilendo un punto di contatto tra musica, pittura, scultura e architettura. Ma soprattutto è un progetto che abbraccia Milano, essendo un vero e proprio omaggio al capoluogo meneghino. Un emozionante e accorato tributo fatto da chi la città la conosce bene e la ama. E questo nell'anno di Expo. Non a caso la copertina ne richiama il logo, giocando con le parole nel titolo. L’opera infatti è realizzata in collaborazione con ExpoinCittà e prende spunto dall’iniziativa “Milano A Place to Be” che ha raccolto l'intero programma culturale milanese durante i sei mesi di Expo in un calendario tematico rappresentato da sei capolavori dell'arte cittadina abbinati ad una parola chiave scelta da Alessandro Cremonesi. Per ognuna delle sei opere - Il Quarto Stato, Il Bacio, L’Ultima Cena, Concetto Spaziale, Pietà Rondanini e Lo Sposalizio Della Vergine - Malfatti ha realizzato un brano avvalendosi per la stesura dei testi di autori del calibro di Francesco Bianconi e Kaballà, Paolo Benvegnù, lo stesso Alessandro Cremonesi e Luca Morino. L’album però contiene anche altri sette brani, in rappresentanza di altre sette opere culturali, o per meglio dire controculturali, presenti a Milano. Opere nascoste che nessuno racconta. Ma in Una Città Esposta c'è spazio anche per alcune storie che in un modo o nell'altro hanno a che fare con la città. Come quella di Carl Mozart, l'ultimo figlio del celeberrimo compositore a cui è dedicata la seconda traccia del disco, che lungi dal possedere il talento del padre finì a fare l’impiegato al Comune di Milano. O come Bob Noorda, l’architetto che realizzò la metropolitana cittadina, a cui è dedicata M Il Carattere di Noorda. Insomma, Milano è il leit-motiv dell'album e fa da sfondo e da cornice alle tredici tracce del lotto. In barba a chi dice che è una città mordi-e-fuggi buona solo per cambiare treno. E la musica ? Beh quella è come sempre sopraffina. Malfatti in questo senso è una garanzia. La scrittura ricorda ovviamente alcune cose dei La Crus, quelle migliori, con il classico piglio semi-acustico arricchito da tastiere e un pizzico di elettronica, melodie in primissimo piano e arrangiamenti armoniosi che svelano anzichè nascondere. Disco dolce, profondo, appassionato, da assaporare piano. Come Milano.
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