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Marbin
Third Set
2015
MoonJune Records
di Giuseppe Celano
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Gli ultimo tre anni e mezzo in giro per l’America, 1000 show all’attivo, sono in quattro: chitarra (Dani Rabin), sassofono (Danny Markovitch), basso (Jay Gentile) e batteria (Justyn Lawrence). Si chiamano Marbin, il loro disco invece è intitolato ”Third Set” . L’opener parte a muso duro, chitarre caustiche su velocissime scale e sezione ritmica chirurgica, con stacchi che richiamo i Led Zeppelin di Good Times Bad Times e l’impatto sonico dei Rage Against The Machine. Si presentano senza tanti fronzoli, questa formazione jazz hard mostra tessiture complesse e stile progressivo. The Depot sembra sfruttare il rifferama di Black Dog finché si trasforma in un blues classico in cui le atmosfere si rilassano durante la sezione centrale. Sul finale si finisce su lidi jazz-swing ballad, fatta di (penta)toniche virate hard. I dialoghi serrati fra la sei corde elettrica e il sax si sviluppano durante le lunghe trame del songwriting, mentre la sezione ritmica sfoggia stop and go e frizzanti controtempo. La funky Redline lascia spazio ai fiati per pirotecnici avvitamenti raddoppiati dalle chitarre, in Crystal BellsCulture, e il suo andamento funkinematico, potrebbe piacere anche ai Calibro 35 che questo genere lo conoscono fin troppo bene. Su Rabak emerge tutta la furia del batterista sfogata sulle pelli e l’immancabile wah-wah hendrixiano (che ritroveremo poco dopo anche nella successiva in Splaw) Take in acido e al limite del metal evocato attraverso il legato che non mostra sbavature facilmente rintracciabili. Il tandem finale è composto dalla ballad Northern Odyssey e dall’esplosiva chiusura affidata alla parossistica Volta. Le atmosfere dilatate, i mutamenti interni, la padronanza degli strumenti, senza cadere nella trappola del virtuosismo tout court, e l’abbondanza d'idee più che buone sono le quattro carte vincenti di Third Step. La registrazione pulita e produzione mai invadente fanno il resto. Dieci amabili tracce che superano di poco la durata di un‘ora catturate dal vivo durante il tour del 2012. Comprenderete che siamo di fronte a mattatori, non hanno paura di osare attraverso contaminazioni che mantengono in salute la vecchia carcassa del rock (Vanthrax).
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13/10/2015 -
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