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Ryley Walker
Promises Green
2015
Dead Oceans
di Giuseppe Celano
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Che Chicago non sia solo la fucina del blues lo sappiamo da un pezzo ormai, Ryley Walker è uno strumentista virtuoso, capace di intrecciare trame acustiche intricate ma libere d’infilarsi velocemente nelle orecchie di chi si pone all’ascolto di ”Promises Green”. Dopo l’album d'esordio “All Kinds Of You” il suo secondo disco era uno dei lavori più attesi di quest’anno. Siamo al cospetto di uno psych-folk di matrice americana che dopo la titletrack confluisce nelle strutture swing-jazz di Summer Dress. Il canto è forte ma delicato, la voce ricorda Nick Drake, ma più deciso e meno fragile. A volte le linee armoniche della voce sembrano solo un contorno, poste volutamente in secondo piano rispetto al resto. Le strutture, in continua evoluzione, sono il risultato della somma dei vari elementi che man mano prendono forma dal caos controllato. Se fosse necessario una catalogazione potremmo suggerire come punti di riferimento gli His Golden Messenger e Jonathan Wilson, ma senza quel piglio autoreferenziale né la fastidiosa sensazione di rimando ai seventies, con tutte le limitazioni che ne conseguirebbero. Walker dribbla paletti sganciandosi da rigide trame, gioca pur mantenendo un rigore necessario che gli permette di mantenere la rotta (Same Minds). Gli intrecci stratificati di Griffiths Bucks Blues, ottenuti da arpeggi acustici e bruschi stacchi, sono la dimostrazione di come si dovrebbe trattare la materia blues oggi. Arrangiamenti fatti d’archi, andamento nervoso, melodia ben presente ma celata da vari cambi che non permettono di afferrarne immediatamente la trama. Il songwriting emerge nervoso e mostra una forma intestina, è gestito da un’emozionalità che Ryley non sembra capace di domare. Love Can Be Cruel, forte dei suoi nove minuti, mostra la strada per una nuova forma di psichedelia folk, nasce e si sviluppa senza seguire stilemi classici, s’impertica e ridiscende con la grazia di una top model avvolta da un vestito scintillante. Insieme a Sweet Satisfaction, che possiamo considerare uno degli highlight di questo disco, fa parte di un tandem formidabile. Circondato e sospinto da un entourage jazzistico di tutto rispetto, “Promises Green” è un gran lavoro, ricercato e dal piglio dritto. Alcuni passaggi non del tutto a fuoco ci permettono di considerarlo un capolavoro mancato. Rimandarlo di qualche mese, forse, lo avrebbe reso tale. Per ora la vittoria è solo rimandata, al terzo disco le possibilità che Walker spazzi via tutto con un masterpiece sono altissime. Per ora godetevi una chicca di un livello quasi eccelso.
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14/10/2015 -
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