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Graveyard
Innocence And Decadence
2015
Nuclear Blast Records
di Giuseppe Celano
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Quarto lavoro nel ruolino personale dei Graveyard, sebbene la band sia cresciuta nettamente i dubbi sollevati dal nuovo parto sono davvero tanti. A differenza del passato la produzione assume un peso notevole, a nostro modesto avviso però in modo nefasto. In mezzo alle certezze già consolidate nei precedenti album spuntano cori femminili e contaminazioni impreviste, proiettate ben oltre i confini accettabili forse addirittura tanto in là da tradire la scuola hard-psych e la loro natura ferina. L’aspetto che convince meno ristagna nella prima parte del disco. Sin dell’opener Magnetic Schunk, che scomoda The Passenger dell’Ig(gy)uana, fino alla successiva The Apple And The Tree, in cui i nostri sembrano un po’ Hendrix e un po Dylan di The Hurricane, si ha la fastidiosa sensazione di una deriva seventies fatta di poche idee e molti rimpasti. In altri passaggi emerge prepotente la sensazione del compitino furbetto, ma non poi così troppo da non poter essere smascherato facilmente. Lasciandosi alle spalle questo tasto dolente, dobbiamo aggiungere che la band è in forma e mostra anche take azzeccate, ne sono testimoni le scelte melodiche di “Exit '97”. Nonostante la grandezza The Apple And The Tree, forte di linee armoniche inconsuete e soluzioni melodiche vicine alla ballad blues e ma capaci si sganciarsi dal classicismo di questo genere ormai trito, si ricade velocemente nel dubbio sollevato da Can’t Walk Out. La cavalcata, per altro potente, cita The Stooges e Metallica in una forma che fa storcere il naso. From A Hole In The Wall riporta i nostri su picchi alti, la melodia trasversale, il chorus non comune e l’interezza del brano ridestano un senso di profonda insofferenza nel redattore indeciso sul giudizio finale. Tutto il disco vive di luci e ombre, se da un lato scimmiotta un passato fulgido dall’altro fa saltare i nervi alla sola idea di cosa avrebbe potuto essere con una maggiore attenzione al songwriting, messo da parte a favore dell’intervento massiccio della produzione. Fino agli ultimi secondi ”Innocence And Decadence” lascia l’ascoltatore con un feroce dilemma, sollevando quesiti e costringendo a rimettersi in gioco. Non il loro miglior disco, questo è certo, ma neanche roba da bollare come inutile, al massimo prevedibile in alcuni passaggi e forse (ahinoi) anche un po’ deludenti in altri.
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29/10/2015 -
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